Guerra in Israele

Raid aerei, attacchi a sorpresa e operazioni speciali: i tre assi dell'offensiva di Israele

Fin dall'inizio del conflitto, le Idf conducono incursioni nel territorio di Hamas per individuare le postazioni nemiche e la posizione degli ostaggi. Le fasi successive sono attacchi mirati, operazioni speciali e l'eliminazione dei comandanti dei terroristi

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Individuazione, distruzione, decapitazione: l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza si muove lungo questi tre assi, con manovre in profondità e attacchi a sorpresa frutto della collaborazione tra le Idf e i servizi di sicurezza. Ne è un esempio la liberazione della soldatessa Ori Magidish in un blitz che ha visto coinvolto l’esercito, gli agenti dello Shin Bet e il Mossad. Una strategia, questa, su cui il governo ha deciso di puntare e che per il momento sembra vincente.

Individuazione: incursioni via terra e raccolta di intelligence

Nei primi giorni del conflitto, le Idf hanno condotto brevi incursioni nel territorio di Hamas, con l’obiettivo di recuperare informazioni sulla posizione degli ostaggi. Azioni preparatorie, fondamentali per il lavoro di intelligence e supportate dagli "occhi" elettronici di droni che sorvolano la Striscia e permettono di localizzare anche covi, postazioni missilistiche e depositi di armi dei terroristi.

Con l’inizio delle operazioni sul terreno, queste azioni si sono fatte più massicce. Bulldozer e carri armati, accompagnati dalla fanteria, si sono mossi ai confini dei grandi insediamenti urbani nel settore nord e a sud-est. Parallelamente, colonne miste sono avanzate lungo la costa. Alcuni tank si sono spinti fino all’autostrada Sallah al Din, l’arteria che si snoda lungo tutta la Striscia. Dopo un’ora si sono ritirati, bersagliati dai missili anticarro dei terroristi. Obiettivo raggiunto: gli uomini di Hamas hanno rivelato le loro posizioni, permettendo alle Idf di aggirarle o distruggerle.

Distruzione: strike team e raid chirurgici

Una volta individuati i bersagli, i reparti procedono ad eliminarli. In questa fase, la tecnologia e il dominio totale dei cieli sono fattori fondamentali. Le forze di terra e le unità speciali hanno più volte chiamato il supporto aereo, diretto con precisione contro gli obiettivi di Hamas.

Le operazioni delle Idf si sono spinte molto in profondità, fino ai settori centrali della Striscia. Un segnale, questo, del fatto che l’esercito israeliano non ha intenzione di gettarsi a testa bassa in una trappola mortale, ma ha deciso per un’avanzata lenta e metodica che utilizza questi strike team come punta di lancia. Permane comunque il rischio di imboscate, vista la presenza della Gaza sotterranea fatta di tunnel e posti di comando da cui i terroristi possono lanciare attacchi a sorpresa.

Decapitazione: i capitani del terrore nel mirino

Fin dall’inizio della guerra, Israele ha puntato a tagliare le teste dell’idra. Le alte sfere militari e politiche di Hamas sono diventate bersagli prioritari per le Idf e i servizi d’intelligence. I terroristi si fanno scudo con i civili, ma questo non ha rallentato gli incessanti bombardamenti della Striscia.

Dal 7 ottobre, sono più di 40 i bersagli di alto profilo eliminati nei raid aerei, di cui cinque nelle sole giornate di lunedì 30 e martedì 31.

La maggior parte sono comandanti militari delle brigate al-Qassam che, se private di una guida, non riusciranno a resistere efficacemente all’offensiva dell’esercito israeliano.

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