
Secondo quanto riferito da fonti ministeriali, le forze italiane impegnate in Iraq e Kuwait sono state recentemente riallocate tra le varie basi della regione. Le ragioni indicate riguardano la gestione della logistica e l'adeguamento alle esigenze operative del contingente, mantenuto al livello attuale senza alcuna espansione nei numeri.
Il contingente conta complessivamente circa 1.100 militari, operanti tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e la base aerea di Ali Al Salem, in Kuwait — confermato dai dati della Difesa. Nessuna variazione numerica è stata comunicata, il che suggerisce che la redistribuzione tenga conto delle capacità logistiche e delle esigenze del teatro, non di cambiamenti nell'invio di nuovo personale.
Le fonti spiegano che il movimento interno punta a ottimizzare le attività di addestramento e supporto che i militari italiani svolgono nell’ambito di Operation Prima Parthica, operazione multinazionale rivolta al rafforzamento delle forze locali e al contrasto alla minaccia terroristica — come previsto dalla Risoluzione ONU 2170 (2014) e successive.
In passato, l’Italia ha contribuito con assetti presso Al Khafji (difesa), la base di Erbil (addestramento peshmerga) e Ali Al Salem (intelligence e supporto logistico), garantendo un presidio equilibrato tra copertura strategica e presenza sul terreno. Con lo spiegamento in Iraq e Kuwait, l’Italia continua a figurare tra i principali contributori europei alla Coalizione guidata dagli Stati Uniti (Operation Inherent Resolve). Le nostre forze si collocano stabilmente nelle prime posizioni in termini di effettivi e impegno operativo, sia in ambito NATO sia sotto egida UE e ONU.
Pur non variando in numero, il contingente potrà ora operare con maggiore efficienza. La diversificazione dei presidi tra basi principali (Erbil, Ali Al Salem) e avamposti minori consente di migliorare la distribuzione logistica e coprire meglio l’area di responsabilità, garantire maggiore flessibilità nelle attività di formazione e supporto alle forze locali (es. peshmerga, polizie irachene) ma anche rafforzare il coordinamento con le operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione. Non essendoci comunicazioni ufficiali su futuri cambiamenti, l'andamento della missione sarà determinato dall'evoluzione del quadro regionale e dal raggiungimento delle tappe precedentemente identificate come prerequisito per un ridimensionamento o ritiro condizionato (approccio condition-based stabilito fin dal 2014).
Mentre il confronto tra Israele e Iran continua ad aggravarsi, anche le forze italiane dispiegate in Medio Oriente si preparano a eventuali sviluppi sul campo. Oltre a Iraq e Kuwait, anche le forze impiegate nel quadro della missione ONU in Libano sono in stato di attenzione rafforzata. Proprio in Libano, il 24 giugno è previsto l’insediamento del nuovo comandante della missione UNIFIL, che questa volta sarà italiano: si tratta del generale Diodato Abagnara, già a capo del contingente nazionale nel settore Sud.
Il suo arrivo avviene in un momento particolarmente delicato, segnato da crescenti tensioni lungo la Linea Blu, la fragile frontiera tra Israele e il Libano meridionale, dove il ruolo di mediazione delle Nazioni Unite è considerato essenziale per evitare un’escalation.