L’integrazione del VXE30 Stalker nei programmi addestrativi dell’U.S. Army rappresenta un passo rilevante nell’evoluzione delle dottrine di ricognizione, letalità a basso costo e proiezione tattica in scenari multidominio. Il sistema, sviluppato secondo requisiti moderni emersi dai teatri bellici contemporanei, combina autonomia estesa, firma acustica ridotta e architettura aperta, offrendo una piattaforma in grado di adattarsi rapidamente alle esigenze operative emergenti. Il suo inserimento nei percorsi di formazione avanzata degli UAS introduce nuove opportunità sia in termini di capacità ISR, (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance),
sia sul piano della letalità modulare.
Cosa sappiamo
Il VXE30 Stalker è progettato come UAS di Gruppo 2, ma con prestazioni prossime alla fascia inferiore del Gruppo 3, grazie a una piattaforma aerodinamica ottimizzata per profili misti di volo. Il velivolo impiega un sistema di decollo e atterraggio verticale (VTOL) con propulsione elettrica dedicata per le fasi statiche e una propulsione separata per il volo avanzato, che garantisce una transizione fluida e una drastica riduzione della firma acustica in crociera.
La cellula è realizzata con materiali compositi ad alta resistenza e basso peso specifico, configurati per migliorare rigidità torsionale e capacità di carico. L’autonomia varia in base al payload, ma il profilo standard consente diverse ore di operazioni ISR continuative, anche in condizioni ambientali degradate. Il sistema avionico integra stabilizzazione inerziale, navigazione assistita da GPS militare e capacità di volo semi‑autonomo con gestione predittiva del consumo energetico.
La struttura modulare a sistemi aperti permette l’installazione di sensori EO/IR di ultima generazione, payload SIGINT a peso ridotto, apparati laser designator e moduli per la raccolta dati in tempo reale. Questa configurazione consente al drone di operare come piattaforma ISR, nodo di rete informativa o asset tattico di supporto al fuoco indiretto.
Sistemi di letalità, carichi utili e integrazione con tecnologie esistenti
La capacità offensiva del VXE30 è affidata all’integrazione con il Common Lethality Integration Kit, che permette l’impiego di multiple tipologie di munizionamento, adattabili agli obiettivi e agli scenari operativi. La piattaforma può utilizzare testate leggere ad alto potenziale, munizioni di calibro ridotto e carichi derivati da sistemi già in uso, come i colpi da 81 mm opportunamente modificati per l’impiego aereo.
Il principale vantaggio strategico risiede nel costo d’ingaggio estremamente ridotto, che consente l’adozione di tattiche saturative o ripetute senza incidere sul bilancio operativo. La notevole differenza rispetto ai sistemi tradizionali, basti confrontare gli 800 dollari medi di un impiego Stalker con i 100.000–150.000 dollari di un Hellfire, introduce un concetto di letalità “economicamente scalabile”. Tale logica rappresenta una risposta diretta alle lezioni apprese dagli scenari di conflitto recente, dove sistemi economici ma numerosi hanno dimostrato un impatto strategico superiore alla loro singola potenza di fuoco.
Il profilo di volo estremamente silenzioso consente inoltre l’ingaggio di precisione a bassa quota, anche in prossimità di obiettivi mobili o fortificati, ampliando l’insieme delle missioni possibili: neutralizzazione di postazioni, interdizione su micro‑aree, supporto ravvicinato, illuminazione di target e operazioni di correzione del tiro d’artiglieria.
Dottrina addestrativa, produzione autonoma e impiego tattico avanzato
L’inserimento dell’armamento nei programmi di formazione dell’U.S. Army introduce un nuovo paradigma addestrativo, in cui operatori e comandanti apprendono a impiegare piattaforme a basso costo ma ad alta adattabilità all’interno di unità di livello battaglione e brigata. I corsi dedicati includono l’addestramento sulla gestione di missioni ISR, l’impiego della piattaforma in operazioni combinate aria‑terra e l’integrazione con reti C2 digitalizzate per la condivisione immediata dei dati di campo.
Sul piano logistico, l’Esercito sta valutando la produzione interna di munizionamento tramite tecniche di stampa additiva avanzata, in grado di ridurre tempi di approvvigionamento e dipendenza dalle pipeline tradizionali. Questo approccio consente lo sviluppo di carichi utili personalizzati per scenari specifici, aumentando ulteriormente la versatilità della piattaforma.
Grazie alla sua modularità e al costo ridotto, il VXE30 consolida il concetto di “letalità distribuita”, offrendo la possibilità di schierare numerosi asset in simultanea, saturando la difesa avversaria e migliorando l’efficacia delle operazioni combinate.
Nel complesso, il sistema rappresenta un tassello fondamentale nella trasformazione delle dottrine di combattimento dell’U.S. Army, orientate verso capacità resilienti, adattive e a basso costo, pienamente coerenti con le esigenze dei moderni scenari multidominio.