Guerra in Israele

L'appello del comandante di Hamas ai terroristi: "Arrendetevi"

Abu Namer ha invitato i combattenti di Hamas a deporre le armi, altrimenti il loro destino sarà la morte. L'uomo si è consegnato alle Idf senza combattere in un tunnel sotto Khan Younis assieme ad altri due terroristi

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Se i terroristi di Hamas non si arrenderanno, il loro destino sarà la morte. Una frase lapidaria, pronunciata non da un alto ufficiale israeliano o da un soldato delle Idf, ma da un comandante dell’unità Nukhba, l’élite delle brigate al-Qassam palestinesi e responsabili di tante delle atrocità compiute durante l’attacco del 7 ottobre. Il video del suo interrogatorio è stato diffuso sui social dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza dello Stato ebraico.

Consiglio a tutti voi la resa, perché altrimenti il vostro destino è la morte”, ha dichiarato Muhammad Nasser Suleiman Abu Namer, arrestato dai militari ebraici in un tunnel sotto Khan Younis, roccaforte dei terroristi nel sud della Striscia sotto assedio. L'uomo ha detto di essere finito in manette assieme ad altri due operativi e di non aver opposto alcuna resistenza quando i soldati con la stella di David hanno fatto irruzione nel loro nascondiglio. “Abbiamo deciso che non volevamo combattere e quando sono entrati ci siamo consegnati”, ha raccontato. “Eravamo seduti in una stanza. Abbiamo messo tutte le armi fuori, ci siamo seduti e abbiamo aspettato. Quando l'esercito è arrivato, abbiamo alzato le mani e ci siamo arresi”.

Abu Namer ha riferito di essersi unito ad Hamas nel 2009 e il fatto che un fedelissimo di lunga data dell’organizzazione abbia deciso di consegnarsi senza combattere è indicativo delle condizioni in cui versano gli uomini del gruppo palestinese, respinti dal nord di Gaza, accerchiati a sud e probabilmente a breve sotto attacco anche a Rafah, al confine con l’Egitto. La città è la loro ultima roccaforte nella Striscia, in una posizione strategica che consente loro sia di controllare il passaggio di aiuti umanitari, sia di ricevere merci di contrabbando, in particolare armi ed equipaggiamento militare. Quando Israele stabilirà il proprio controllo sulla Philadelphi Route, i 14 chilometri di terra che passano tra l’exclave e la penisola del Sinai, Hamas sarà tagliato fuori dai propri sostenitori esteri.

Molte organizzazioni umanitarie, però, hanno espresso le loro preoccupazioni sulle operazioni militari in questa zona, diventata rifugio per centinaia di migliaia di civili scappati dalle zone dei combattimenti nel corso degli ultimi 125 giorni.

Operatori sul terreno hanno descritto Rafah come “una pentola a pressione di disperazione” e vi è la concreta possibilità che i terroristi usino gli innocenti come scudi umani, nel tentativo di limitare le azioni offensive delle Idf e mantenere per quanto possibile il controllo di questa posizione vitale per la loro sopravvivenza.

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