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L'Iran adesso fa paura: chiusa l'ambasciata israeliana a Roma

L'ambasciata di Israele a Roma, nei pressi di Villa Borghese, risulterebbe tra le sedi diplomatiche chiuse nel timore di un attacco iraniano

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Il timore di un attacco iraniano arriva anche in Italia in seguito al raid israeliano al Consolato di Damasco del 2 aprile scorso. Se lo Stato ebraico si barrica in attesa dell'eventuale rappresaglia, anche all'estero sale il livello di allerta.

Chiusa anche l'ambasciata d'Israele in Italia, nella sede di via Michele Mercati, nei pressi di Villa Borghese. La sede diplomatica romana, infatti, risulta tra quelle chiuse nella giornata odierna in via precauzionale, in seguito alle notizie su possibili ritorsioni iraniane dopo il raid al consolato di Teheran a Damasco. Lo apprende La Presse da fonti informate. Si tratterebbe però, secondo le stesse fonti, di una decisione autonoma da parte della stessa ambasciata. Dall'account X e Facebook dell'ambasciata non risultano post o spiegazioni relative alla chiusura. Anche il sito web della sede diplomatica non riporta alcuna variazione nella fruizione dei servizi. Abbiamo provato a raggiungere telefonicamente l'ambasciata e la voce registrata del centralino conferma la chiusura.

Fonti diplomatiche israeliane interpellate da Agenzia Nova, tuttavia, non avevano inizialmente confermato né smentito la notizia della chiusura della sede diplomatica d'Israele. In precedenza, il quotidiano The Times of Israel aveva invece riferito che Tel Aviv aveva deciso di chiudere oggi 28 ambasciate nel mondo per il timore di una rappresaglia. La misura precauzionale arriva nel cosiddetto Quds Day, la Giornata internazionale di Gerusalemme istituita nel 1979 dal leader della rivoluzione iraniana, Ruhollah Khomeini, nell'ultimo venerdì del mese sacro islamico del Ramadan, che quest'anno coincide con il 182esimo giorno di guerra tra le forze israeliane e Hamas nella Striscia di Gaza.

Il timore di una rappresaglia delocalizzata cresce con il passare dei giorni. Attaccare direttamente Israele per Teheran sarebbe, infatti, una mossa troppo rischiosa. Ecco perché si ritiene maggiormente probabile un attacco allo Stato ebraico altrove, in Europa come nel resto del Mondo: qualcosa a misura di proxy. Un'operazione che avrebbe un duplice effetto: quello di realizzare una vendetta agitando anche le acque occidentali. Nonostante questa altissima probabilità, la tensione resta molto elevata soprattutto in Israele: nella giornata di ieri, infatti, l'intera nazione era andata in tilt.

Il mal funzionamento del sistema Gps aveva provocato disagi e allarme tra la popolazione, in preda al panico per via di un presunto attacco imminente, scatenando code ai supermercati e ai bancomat.

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