Guerra in Israele

"Escalation incontrollata". La profezia del generale Bertolini sull'attacco dell'Iran

Secondo Marco Bertolini, ex comandante del Covi, gli ayatollah potrebbero decidere di non rispondere alla "pesante umiliazione" subita per mano degli israeliani con il raid su Damasco

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La tensione in Medio Oriente non accenna a calare. Stati Uniti e Israele attendono la risposta dell’Iran all’attacco del primo aprile su Damasco, che potrebbe avvenire entro domenica. L’intelligence di Washington ha riferito che i pasdaran hanno spostato centinaia di missili e droni in vista dell’attacco. Resta però ancora da capire quanto gli ayatollah vogliano spingersi sulla via per l’escalation.

"Non credo che l'Iran abbia l'interesse ad aprire le ostilità contro Israele, almeno in questa fase, anche se ha subito un grave colpo e una pesante umiliazione", ha detto all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, ex comandante del Covi (Comando operativo di vertice interforze). “Da tempo il regime sta perdendo molti suoi uomini in Siria, teatro nel corso degli anni di interventi sistematici da parte degli israeliani che hanno ucciso diversi ufficiali iraniani. Non solo. L'Iran ha perso a suo tempo il generale iraniano Soleimani, ucciso dagli americani in Iraq, eppure non ci sono state conseguenze”.

Per questo motivo Bertolini è convinto che anche in questo caso Teheran potrebbe decidere di non reagire, anche perché un’escalation incontrollata rischierebbe di coinvolgere anche la Russia, alleata degli ayatollah, “e Mosca non ha nessuna intenzione di rischiare un secondo teatro di guerra oltre l’Ucraina”. Il generale italiano ha comunque sottolineato che nessuno sviluppo può essere dato per scontato, soprattutto in situazioni in cui un singolo errore di calcolo potrebbe avere effetti disastrosi. Con il sequestro di una nave cargo di proprietà di un milionario israeliano, infatti, i pasdaran sembrano decisi ad alimentare il conflitto tra i due Paesi.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, secondo Bertolini un loro intervento troppo deciso potrebbe nuocere alla campagna elettorale di Joe Biden in vista delle elezioni di novembre. Inoltre, il generale ha spiegato che un’eventuale guerra tra Iran e Israele avrebbe conseguenze gravi non solo per Gaza e i palestinesi, ma anche per Siria e Libano. Proprio in quest’ultimo Paese si trova un contingente di circa 1.100 militari italiani, parte delle missioni Unifil (Nazioni Unite) e Mibil (bilaterale). “Se i nostri militari nel sud del Libano sono a rischio in caso di un possibile attacco? Ma loro sono a rischio da sempre”, ha commentato Bertolini.

In quell'area ci sono stati frequenti interventi di artiglieria da parte degli israeliani in questi mesi, per fortuna senza conseguenze per l'Unifil, che ha pagato un pesante tributo di sangue in questi decenni".

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