“Se ci fossero le elezioni vincerebbe”. Il caso Barghouti nel mezzo della tregua fragile a Gaza

Il nome di Barghouti continua a riemergere in ogni discussione diplomatica sul futuro della Cisgiordania e sulla possibilità di una nuova leadership palestinese

“Se ci fossero le elezioni vincerebbe”. Il caso Barghouti nel mezzo della tregua fragile a Gaza
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Nel villaggio di Kobar, a nord di Ramallah, la casa d’infanzia di Marwan Barghouti è oggi un edificio semidistrutto, pareti crepate che raccontano la vita del leader palestinese più popolare, detenuto in Israele dal 2002 e condannato a cinque ergastoli per il suo ruolo durante la Seconda Intifada. Per Israele è un terrorista, ritenuto mandante di cinque omicidi compiuti da militanti di Fatah. Per molti palestinesi è un prigioniero politico.

Da mesi la famiglia denuncia un aggravamento delle sue condizioni di detenzione. A metà settembre, secondo testimonianze di cinque ex detenuti liberati nello scambio con ostaggi israeliani, Barghouti sarebbe stato aggredito da otto guardie carcerarie durante un trasferimento. Il governo israeliano ha negato l’episodio. Tuttavia, organizzazioni per i diritti umani e fonti carcerarie confermano un regime di isolamento prolungato iniziato con la guerra a Gaza nell’ottobre 2023. Secondo il fratello, intervistato da Repubblica, "non è la prima volta che lo pestano".

Barghouti, 66 anni, è membro del Consiglio legislativo palestinese e rappresenta una figura trasversale, popolare anche tra i sostenitori di Hamas e i critici di Fatah. I sondaggi più recenti gli attribuiscono fra il 60 e il 70% delle preferenze in un’ipotetica elezione presidenziale. Il suo nome è stato incluso più volte nelle trattative per uno scambio di prigionieri, ma il governo israeliano ha sempre opposto un rifiuto. A luglio 2025 il suo rilascio è stato escluso anche dai negoziati indiretti per la tregua con Hamas, per il timore che il suo ritorno in libertà rafforzasse il fronte nazionalista palestinese.

Barghouti è nato nel 1959 a Kobar, in una famiglia modesta — il padre era muratore. Da adolescente frequentava le riunioni politiche nel bazar del villaggio, allora roccaforte della sinistra palestinese. A 14 anni prese parte a commemorazioni ufficiali per la morte di Nasser, e nel 1976 fu arrestato per la prima volta dopo le manifestazioni del “Land Day”, in cui morirono sei palestinesi. Per il fratello Muqbel, l’impegno politico di Marwan nacque da episodi quotidiani:come l'uccisione del cane di famiglia.

La famiglia Barghouti ritiene che anche la leadership palestinese tema l’influenza di Marwan. "Abu Mazen poteva fare molto di più per il suo rilascio, ma non lo ha fatto", osserva Muqbel. Secondo analisti, il presidente Abbas considera Barghouti un potenziale rivale. Barghouti è detenuto ininterrottamente da 23 anni. Le sue condizioni fisiche sono peggiorate dopo due anni di isolamento. In un video diffuso nel 2024, il ministro israeliano della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir è apparso mentre lo ammoniva in cella, affermando che "i palestinesi non vinceranno mai".

Per molti palestinesi Barghouti incarna la questione dei prigionieri e la richiesta di una soluzione politica che porti a due stati. Per Israele resta un simbolo della stagione della violenza. Negli ultimi mesi, diverse capitali europee hanno rilanciato appelli per la liberazione dei detenuti politici palestinesi, tra cui proprio Barghouti. A Ramallah, la sua immagine è tornata sui muri durante le manifestazioni seguite ai raid israeliani di settembre.

Mentre le autorità israeliane insistono sul suo ruolo negli attacchi della Seconda Intifada, il nome di Barghouti continua a riemergere in ogni discussione diplomatica sul futuro della Cisgiordania e sulla possibilità di una nuova leadership palestinese.

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