
Mentre i missili ipersonici e le armi di precisione colpiscono le infrastrutture energetiche ucraine con l'obiettivo di piegare il morale dei civili in vista dell'inverno, tank e truppe di fanteria, supportati dagli onnipresenti droni, avanzano nella piana di Zaporizhzhia. Mosca non vuole concedere tregua a Kiev, almeno fino a quando non accetterà le sue condizioni.
La campagna di attacchi a lungo raggio condotta dai russi continua a mettere nel mirino le infrastrutture energetiche critiche ucraine in vista dell'inverno. Le difese aeree ucraine hanno dichiarato che missili balistici Iskander e centinaia di droni kamikaze del tipo Shahed, anticipati dalle "esche" Gerbera, seguendo la consueta strategia messa a punto dai russi, hanno preso di mira infrastrutture critiche in Crimea e nelle oblast di Chernihiv e Sumy, causando interruzioni di corrente a Chernihiv, Cherkasy e anche a Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito che "le forze russe stanno colpendo tali infrastrutture quotidianamente in vista dell'inverno", mentre avanzano lungo le linee di frizione terrestri, nel Donetsk e anche a Zaporizhzhia, dove viene segnalata un'offensiva fulminea, con tank e unità di fanteria meccanizzata lanciati a "tutta velocità" contro le difese ucraine.
Droni contro i tank e gravi perdite
I soldati di Kiev hanno risposto lanciando gli onnipresenti droni Fpv modificati per trasportare un carico esplosivo letale contro le colonne corazzate russe, costrette a trovare contromisure improvvisate sul campo, oltre ai sistemi jamming per disturbare il segnale che consente ai piloti di condurre i droni sugli obiettivi; infatti, le gabbie anti-drone e le corazzature "a tartaruga" possono rappresentare la salvezza per i tank e i veicoli corazzati addetti al trasporto della fanteria, almeno per quelli meno avanzati. Secondo quanto si apprende, l'obiettivo dell'offensiva fulminea sarebbe Mala Tokmachka, o quello che ne resta, un punto strategico per riorganizzarsi senza restare completamente esposti al fuoco nemico e poter puntare su Orikhiv, considerata dal collega Gianluca De Feo su Repubblica: "l’ultima barriera che impedisce ai battaglioni di Mosca di dilagare verso nord".
Le perdite di uomini e mezzi sono pesanti in entrambe le fila, e se non ci fosse il ronzio dei droni e la presenza dei moderni sistemi elettronici, compresi i telefoni cellulari, che vengono impiegati spesso in prima linea, le scene di questi combattimenti ci porterebbero indietro nel tempo, ad azioni che credevamo di poter lasciare nel secolo scorso.
Queste operazioni terrestri vengono lanciate quotidianamente in più settori del lungo fronte di frizione che va da quello di Kherson a quello che separa la oblast di Kursk, riconquistata dai russi, da quella ucraina di Sumy, con una particolare concentrazione nelle aree di frizione del Donetsk e Luhask. Contestualmente, i russi si trovano a respingere le forze ucraine ai confini della oblast di Belgorod e continuano a combattere nel settore di Kharkiv.
La guerra cognitiva di Mosca
Secondo un punto fondamentale dell'analisi pubblicata ieri dall'Istitute for War Studies, Mosca sta portando avanti una strategia che punta molto sulla "guerra cognitiva", per convincere il popolo russo, ma anche l'opinione pubblica estera, che "le forze russe sono in avanzamento incessante" e come "una vittoria russa sia ormai inevitabile". Questo sforzo mirerebbe a "oscurare la realtà che le forze russe stanno ottenendo solo guadagni minimi a costi di manodopera sproporzionatamente elevati e che è improbabile che la Russia raggiunga i suoi obiettivi strategici con la forza nel breve o medio termine". Non possiamo escludere che alcune conclusioni siano di parte.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito ieri come la Federazione Russa non sia disposta ad "accettare un cessate il fuoco immediato in Ucraina" a meno che venga contemplate la "completa capitolazione dell'Ucraina". Dopo la cancellazione del vertice di Budapest, dove il presidente americano Donald Trump si era riproposto di incontrare il presidente russo Vladimir Putin per negoziare una tregua su posizioni accettabili, Lavrov è tornato ad affermare che "la Russia non ha cambiato posizione dal vertice in Alaska dell'agosto 2025" e che Mosca "non ha bisogno di un cessate il fuoco a breve termine" che "non porta da nessuna parte".
Obiettivi inconciliabili e "cause profonde"
Putin e gli alti funzionari del Cremlino, che sembrano aver fatto propria la "linea negoziale dura" suggerita dagli esperti dell'Fsb, continuano ad affermare che la Russia non accetterà un cessate il fuoco finché l’Ucraina e l’Occidente non soddisferanno le richieste della Russia, garantendo la neutralità dell'Ucraina e l'insediamento di un nuovo governo a Kiev, oltre, ovviamente, al riconoscimento dei territori conquistati dai russi come risoluzione di alcune delle "cause profonde" che hanno generato il conflitto.
Fino ad allora, sanguinose azioni di guerra come quella che si è consumata nella pianura di Zaporizhzhia, dove i combattimenti tra le macerie di piccoli villaggi vedono droni e carri armati scontrarsi
tra le esplosioni e il sangue, proseguiranno. Devastando la vita dei giovani russi e dei giovani ucraini mandati a combattere per quegli "obiettivi inconciliabili" che continuano a tenere distanti dalla pace Mosca e Kiev.