
Yevgeny Prigozhin, il defunto leader del gruppo Wagner, era consapevole che la sua sorte era segnata dopo il fallito ammutinamento contro Vladimir Putin, ormai due estati fa. Pochi giorni prima che il suo jet privato precipitasse nell’agosto 2023, due mesi dopo la marcia su Mosca dei suoi uomini, aveva confidato alla madre di aspettarsi la morte. “L’ultima volta che l’ho visto sembrava un uomo finito”, ha raccontato l’85enne Violetta Prigozhina in una rara intervista al quotidiano russo Fontanka, rilanciata dal Guardian. Alla domanda se il figlio avesse previsto la propria fine, la donna ha risposto senza esitazioni: “Certamente”.
È la prima volta che un familiare diretto prende la parola. La madre ha ricordato di aver cercato di dissuaderlo, avvertendolo che il sostegno popolare era sopravvalutato. “Zhenya, solo le persone su internet ti appoggeranno. Nessuno scenderà davvero in piazza”, gli disse. Ma il capo mercenario era convinto del contrario. Violetta Prigozhina ha anche sostenuto che il figlio non mirava a rovesciare Putin, bensì a forzare la mano ai vertici militari. "Non aveva alcuna intenzione di rovesciare Putin, assolutamente no. Voleva solo raggiungere i vertici militari", ha aggiunto, sostenendo che suo figlio aveva fermato la marcia per evitare ulteriori spargimenti di sangue tra le truppe regolari russe. "Mi ha detto che non poteva sparare ai ragazzi durante la sua marcia", ha detto Prigozhina.
Dopo la sua morte, le autorità di Mosca hanno rapidamente messo le mani sul vasto impero economico di Prigozhin, che spaziava ben oltre le attività militari. Le forze Wagner, accusate di crimini di massa soprattutto in Africa, sono state assorbite nelle strutture statali e riorganizzate sotto la sigla “Africa Corps”, continuando a operare nei teatri strategici per il Cremlino.
Il figlio ventisettenne Pavel, che aveva militato con il gruppo Wagner in Siria, è rimasto sostanzialmente ai margini nella competizione per il potere scoppiata dopo la morte del padre. A sorprendere, però, è stata la vittoria legale ottenuta nel settembre 2024 da sua nonna Violetta: una corte dell’Unione Europea ha infatti disposto la sua cancellazione dalla lista delle sanzioni. La donna, insieme al nipote, era stata colpita da misure restrittive nel quadro delle azioni mirate alla famiglia Prigozhin, ritenuta per anni parte integrante della rete di affari dell’ex capo della Wagner.
Nella recente intervista, Violetta ha espresso amarezza: nonostante la revoca delle sanzioni, le autorità tedesche le hanno negato il visto per Amburgo, dove voleva recarsi per motivi medici.
“Invece mi sto concentrando sull’organizzazione di numerose mostre”, ha raccontato. Una delle opere esposte nella sua galleria di San Pietroburgo raffigura proprio un ritratto del figlio in Ucraina, a memoria di una figura che ha segnato la sua vita e quella del Paese.