
Qualcosa si muove ma sempre con estrema fatica. Mentre la guerra in Ucraina va avanti tra il conflitto sul campo, che vede i russi in continua avanzata, e la parallela guerra ibrida, fatta di attentati e sabotaggi, che si gioca sullo scacchiere globale, la diplomazia cerca di fare passi avanti. Ieri, per la prima volta dall’inizio del conflitto, c’è stato un colloquio telefonico diretto tra il presidente francese Emmanuel Macron e quello russo Vladimir Putin. Due ore di telefonata, non esattamente amichevole, ma senz’altro utile per cercare di trovare un compromesso a posizioni che restano quasi agli antipodi, basti pensare che solo tre giorni fa il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva dichiarato che Merz e lo stesso Macron «hanno definitivamente perso il senno» e vogliono portare l’Europa in guerra.
Macron, come riporta l’Eliseo, ha chiesto a Putin un «cessate il fuoco al più presto possibile e l’avvio di negoziati tra Ucraina e Russia per una soluzione solida e duratura del conflitto». Non solo, pur, evidentemente, auspicando una soluzione, ha tenuto a ribadire allo Zar «il fermo sostegno della Francia alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina», con Macron che dopo Putin ha sentito anche Zelensky. Di contro, lo Zar ha replicato con la solita narrativa russa secondo cui «il conflitto in corso è una conseguenza diretta della politica occidentale, che per molti anni ha ignorato gli interessi di sicurezza della Russia, ha creato una roccaforte anti-russa in Ucraina, ha tollerato le violazioni dei diritti dei residenti di lingua russa e ora sta perseguendo una politica di prolungamento delle operazioni militari, alimentando il regime di Kiev con varie armi moderne».
Nessun avvicinamento, quindi, tra i due leader, che hanno anche discusso della questione relativa al nucleare iraniano, confrontandosi sul tema anche qui senza accordi particolari. È comunque un segnale, forte, un dialogo che arriva dopo anni di conflitto e anche di insulti e minacce, mentre il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul è andato in visita segreta a Odessa ed è tornato a chiedere nuove sanzioni, con il Cancelliere Merz che sembra aprire definitivamente all’invio a Kiev dei Taurus.
Si vedrà. Intanto, al largo delle coste libiche, una petroliera probabilmente parte della flotta fantasma russa, è misteriosamente esplosa. Non è il primo caso in cui una nave in qualche modo riconducibile a Mosca viene colpita. Quella con a bordo un milione di barili di petrolio, La Vilamoura, è esplosa per cause ancora da accertare ma è abbastanza certo che non si tratti di un incidente, anche perché gli scali degli ultimi mesi localizzano la nave nei porti russi per caricare petrolio kazako.
Secondo quanto appreso, sarebbero già cinque in totale le navi passate per i porti russi, in modo da aggirare gli embarghi ufficiali, e poi vittime di esplosioni.
Sul campo, invece, la bilancia pende decisamente dalla parte di Mosca. Kiev continua nelle sue operazioni per colpire in profondità il territorio russo. Un attacco di droni ha centrato un sito industriale a Izhevsk, 1.200 chilometri dal confine. Tre persone sono rimaste uccise nei pressi dell’obiettivo, l’impianto elettromeccanico Kupol dove vengono prodotti droni per le forze militari russe. Ma la situazione rimane difficile per gli Ucraini. Sumy resta cinta d’assedio da circa 50mila soldati russi e ieri sera in serata è arrivata la notizia, diffusa da «Politico» che il Pentagono ha sospeso le consegne all'Ucraina di alcuni missili perla difesa aerea e altre munizioni di precisione per il timore che le scorte di armi Usa siano scese troppo.
La novità di giornata riguarda la regione occupata del Lugansk che secondo i filorussi è ora «completamente liberato, al 100%».
Nonostante questo, il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, vede crepe enormi nella struttura russa «Buone notizie: l’economia russa è in crisi», invocando comunque nuovi controlli e sanzioni più dure da parte dell’Occidente.