La campagna di interdizione condotta dall’unità speciale “Prymary” dell’intelligence ucraina ha registrato, nelle ultime settimane, una serie di strike mirati su obiettivi chiave in Crimea. Gli attacchi con UAV a lungo raggio hanno interessato infrastrutture critiche per le operazioni russe, con effetti concreti sul controllo dello spazio aereo e sulla logistica delle forze schierate sulla penisola. La costanza e la precisione di queste operazioni confermano l’efficacia crescente della dottrina ucraina nell’impiego dei droni per operazioni in profondità.
Cosa sappiamo
Dall’analisi emerge che, tra gli obiettivi colpiti, il Su-24 è stato quello di maggiore rilievo. Il velivolo, impiegato per missioni di attacco e per il rilascio di munizionamento guidato, è stato centrato mentre si trovava su un’infrastruttura aeroportuale della Crimea. L’aeromobile era pienamente operativo al momento dello strike, inserito nel normale ciclo di missioni della base. L’azione si inserisce in una serie di interventi mirati su piattaforme aeree, tra cui un MiG-29 e un Ka-27, che riflettono la costante pressione esercitata dall’intelligence e dalle unità speciali di Kiev.
Attacco ai radar: crollo della copertura di sorveglianza russa
Parallelamente all’operazione contro il Su-24, i droni dell’unità Prymary hanno condotto un’azione sistematica anche contro le infrastrutture di sorveglianza e controllo dello spazio aereo. Tra i sistemi colpiti figurano: una stazione 39N6 Kasta-2E2, progettata per tracciare bersagli a bassa quota, inclusi UAV e missili da crociera; due radar tridimensionali 48Ya6-K1 Podlyot, integrati nella rete di allerta precoce per la protezione dei sistemi S-300 e S-400; un’antenna protetta da cupola radiotrasparente, tipicamente associata a nodi sensibili di comunicazione o sorveglianza. Secondo l’intelligence, la neutralizzazione simultanea di questi apparati compromette la capacità russa di monitorare le quote basse e medie, rendendo più vulnerabili le principali basi militari della Crimea agli attacchi successivi. Nell’operazione è stato distrutto anche un drone russo Orion, piattaforma da ricognizione e attacco con un’apertura alare di circa otto metri e capace di operare a lungo raggio. La sua perdita incide sulla capacità russa di condurre missioni ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) in profondità, già limitata dalle difficoltà di produzione causate dalle sanzioni.
Logistica sotto pressione: colpiti treno militare e autocarro Ural
La campagna degli ultimi giorni ha incluso anche operazioni mirate a interrompere la catena logistica di Mosca, elemento indispensabile per il mantenimento delle forze schierate sulla penisola. I droni ucraini hanno infatti distrutto un treno cargo utilizzato per il trasporto di munizionamento e un autocarro militare Ural, impiegato per la movimentazione di materiali sensibili verso le unità operative.
Il danneggiamento delle linee di rifornimento, già rese vulnerabili dalla geografia della Crimea e dall’esposizione alle armi a lungo raggio ucraine, secondo alcuni analisti potrebbe avere un impatto diretto sulla capacità russa di rifornire e rinforzare rapidamente le proprie basi.