Guerra in Ucraina

"La Russia deve pagare". Ora l'Ue vuole istituire un tribunale sulla guerra in Ucraina

Sul tavolo la proposta per l'istituzione di un apposito tribunale internazionale per crimini di guerra e la confisce dei beni congelati a Mosca e agli oligarchi russi per finanziare la ricostruzione in Ucraina

"La Russia deve pagare". Ora l'Ue vuole istituire un tribunale sulla guerra in Ucraina

Dopo il voto della mozione con la quale nei giorni scorsi il parlamento europeo ha attribuito alla federazione russa la qualifica di “Stato terrorista”, nelle scorse ore il presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha proposto l'istituzione di un tribunale internazionale ad hoc contro la Russia per indagare sui presunti crimini commessi in Ucraina. Le proposte sono due. La prima riguarda per l'appunto la creazione di una specifica corte chiamata a indagare sui fatti più drammatici appurati durante la guerra. L'altra invece ha a che fare con la confisca di tutti i beni russi congelati in Europa e il loro uso per finanziare la ricostruzione in Ucraina.

Il tribunale internazionale

Il capo dell'esecutivo comunitario ha presentato la sua proposta in un videomessaggio su Twitter. La didascalia appare abbastanza eloquente. “La Russia – si legge nel post – deve pagare per i suoi orribili crimini. Lavoreremo con la CPI (Corte Penale Internazionale) e aiuteremo a istituire un tribunale specializzato per processare i crimini della Russia. Con i nostri partner, faremo in modo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato, con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua banca centrale”.

Ci ricordiamo tutti gli orrori di Bucha – ha poi dichiarato nel video Ursula Von Der Leyen – La Russia deve pagare per i suoi crimini orribili, compreso il crimine di aggressione contro uno Stato sovrano”.

La commissione si sta muovendo per portare all'esame un documento con il quale, in primo luogo, si continuerà a sostenere l'attuale iniziativa della Corte Penale Internazionale. Tuttavia la stessa corte, come si legge nel documento, “non può esercitare la giurisdizione per il crimine di aggressione se lo Stato aggressore non è uno Stato parte”.

In poche parole, non potrebbe perseguire i dirigenti russi eventualmente giudicati colpevoli per i crimini in esame. Le norme del diritto internazionale consuetudinario impediscono infatti di giudicare massimi funzionari di un Paese fino alla scadenza del proprio mandato.

Da qui dunque, secondo la commissione europea, l'esigenza di andare oltre la CPI e puntare sull'istituzione di un apposito tribunale. “I Paesi Bassi – è stato specificato nel documento presentato da Ursula Von Der Leyen – hanno proposto l’istituzione di una Procura ad interim in Ucraina all’Aia. L’Ue potrebbe quindi sostenerne l’istituzione, fino a quando la Corte penale non sarà competente per il crimine di aggressione, sulla base di un accordo bilaterale tra Paesi Bassi e Ucraina, con l’incarico di svolgere le indagini sul crimine di aggressione”.

La confisca definitiva dei beni congelati

Nel suo tweet, Ursula Von Der Leyen ha fatto anche riferimento ai beni congelati agli oligarchi russi e alla banca centrale di Mosca. La seconda proposta sul piatto inserita nel documento infatti, consiste per l'appunto nell'uso dei beni congelati per finanziare la ricostruzione dell'Ucraina. Si stima che al momento il valore complessivo di questi beni è di 300 miliardi di Euro.

Quest'ultimo obiettivo però appare più complicato. “La confisca dei beni congelati – si legge nello stesso documento della commissione – è possibile solo nel quadro di regimi di confisca penale già armonizzati a livello europeo”. Cioè solo in caso di comprovato reato penale e di condanna. La procedura poi sarebbe seguita non a livello comunitario, ma da ogni singolo Stato nazionale. E soltanto se dovesse essere dimostrato un tentativo di infrazione delle attuali sanzioni, visto che, come spiegato su AgenziaNova, la proposta della commissione Ue non sarebbe applicabile retroattivamente.

Se tutto però dovesse andare in porto, “gli eventuali proventi delle confisce derivanti dagli Stati membri – si legge – potrebbero essere convogliati dall’Ue in un fondo comune o nello strumento dell’Ue previsto per la ricostruzione dell’Ucraina”.

Commenti