Gli Stati Uniti hanno avviato una vasta offensiva diplomatica per costruire una forza di sicurezza internazionale destinata a operare nella Striscia di Gaza nel dopoguerra. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il Dipartimento di Stato americano ha inviato richieste formali a più di 70 Paesi, sollecitando contributi in termini di truppe o finanziamenti per una missione che, nelle intenzioni di Washington, dovrebbe garantire la stabilizzazione dell’enclave palestinese dopo la fine del conflitto.
Tra i Paesi contattati figurano importanti alleati europei come Francia e Italia, ma anche Stati di dimensioni più ridotte e lontani dal teatro mediorientale, tra cui El Salvador e Malta. Un alto funzionario statunitense ha confermato al quotidiano che almeno 19 governi hanno espresso interesse a contribuire, sebbene per ora solo attraverso forme di supporto che non prevedono l’invio diretto di soldati.
L’amministrazione del presidente Donald Trump starebbe lavorando a un piano ambizioso: la creazione di una forza multinazionale di circa 10.000 militari, sotto il comando di un generale statunitense, incaricata di mantenere l’ordine e sostenere la transizione postbellica. Tuttavia, gli stessi funzionari americani ammettono che l’operazione richiederà tempi lunghi. Secondo le stime interne, servirà gran parte del prossimo anno prima che la missione possa diventare operativa.
Al momento, nessun Paese straniero ha formalmente impegnato truppe. Una delle principali ragioni, riferiscono le fonti citate dal Wall Street Journal, è la forte incertezza sul mandato della missione. In particolare, diversi governi temono che l’operazione possa evolvere rapidamente, includendo compiti altamente sensibili come il disarmo dei militanti di Hamas ancora attivi in alcune aree della Striscia, uno scenario che comporterebbe rischi militari e politici significativi. Allo stesso tempo, Israele ha espresso cautela, in particolare circa la composizione delle forze e le regole di ingaggio, sostenendo che non tutte le truppe proposte sarebbero appropriate per operare sul terreno.
La proposta statunitense si inserisce nel più ampio quadro del piano di pace negoziato a Sharm el-Sheikh lo scorso ottobre, che ha ottenuto il via libera del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con la risoluzione 2803 del 17 novembre 2025. Questa risoluzione autorizza ufficialmente la creazione di un “Board of Peace”, un organismo internazionale di supervisione del processo di transizione a Gaza.
Secondo fonti diplomatiche coinvolte nella stesura della risoluzione, la missione non rappresenterebbe un classico contingente ONU di peacekeeping, ma una forza con un mandato ibrido che include anche attività di demilitarizzazione, supporto alla ricostruzione e formazione di forze di polizia locali.