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Guglielmina la Boema, l’eretica che fu venerata dal popolino

Santa, o per qualcuno eretica. Strano destino avvolse Guglielmina la Boema, così chiamata per le sue origini mitteleuropee che nessuno potè mai verificare. Era il 1270 quando, per le vie di Milano, si vide aggirare una donna con pochi spiccioli in tasca, un figlio al collo, accento straniero e lineamenti forestieri. Trovò casa in San Pietro all’Orto e raccontò una storia a cui era difficile credere. Si attribuiva nobili natali, ma non spiegava i motivi della sua fuga, né di chi era quel figlio. Insomma un mistero. Eppure Guglielmina seppe farsi benvolere, poi ammirare, infine addirittura venerare. Dedicò la sua vita a poveri e ai malati, privandosi anche di quel poco che aveva. Accettò l’amicizia di un uomo, che di lei si era innamorato, senza concedersi. Ma Andrea Saramita le rimase affezionato per sempre, anche dopo la morte che si portò via Guglielmina il 24 agosto 1281. La Boema fu sepolta a Chiaravalle con tutti gli onori dovuti a una santa. E tale ella fu per tutti.

Il Saramita alimentò il culto dei guglielmiti, di coloro cioè che credevano nella santità di Guglielmina, la invocavano, chiedevano grazie e, a loro detta, venivano esauditi. Ma la Chiesa non perdonò e l’Inquisizione fece i suoi accertamenti: molti finirono al rogo per eresia e anche Guglielmina fu condannata post mortem, da santa che era, in eretica millantatrice.

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