Ha dato il suo meglio in «Lezioni di piano»

Ha l’aureola del compositore affermatissimo nel mondo. Non sarebbe da mettere con i pianisti intrattenitori, perché il suo lavoro è quasi esclusivamente quello di scrivere a tavolino. Qualche volta dirige anche, portando il suo gruppo orchestrale in tournée, ma l’ho sentito una volta dal vivo ed è andato qualche volta fuori tempo. Deve la sua gloria soprattutto alle colonne sonore, è musicista di fiducia, infatti, nientemeno che di Peter Greenaway, che ne fa un appropriatissimo uso estetizzante e geometrico. In quest’attività, il suo materiale inventivo, che gioca sulla ripetitività, è funzionalissimo.
Mi sono aspettato sempre qualcosa di più nelle composizioni sciolte, piccole opere e pezzi strumentali.

Nelle Lezioni di piano, della regista Jane Campion, ha forse dato il meglio, perché ha fornito un tema suggestivo e, qualità mai abbastanza apprezzata, riconoscibile negli sviluppi e nelle variazioni, e ha impresso una malinconia, che alla lunga in quel film è una caratteristica vincente. Molta gente ne rimane affascinata, i cofanetti dei suoi cd si vendono in percentuali molto più alte che quelli della maggior parte dei compositori classici e anche di molti pianisti di orientamento più spensierato.

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