«Hanno tradito Milano: Ferrante è stato beffato»

La Moratti delusa dalle nuove nomine: «Così la nostra città resta tagliata fuori»

«Ferrante non ha saputo far valere la sua forza» dice Letizia Moratti, amareggiata per le scelte del governo Prodi che hanno tagliato fuori Milano dal governo del Paese. La candidata sindaco della Casa delle libertà ricorda che nei giorni scorsi l’ex prefetto aveva incontrato i parlamentari milanesi per discutere proprio del modo in cui dare il giusto peso alla città e invece alla fine «è stato beffato, dopo aver assicurato l’interessamento del neo premier per creare una lobby milanese».
Letizia Moratti parla con cognizione di causa e con la partecipazione emotiva di chi ha qualcosa di personale da dire, visto che era una degli otto membri del governo Berlusconi espressi dalla Lombardia. «Nemmeno un lombardo ha ottenuto un ministero con portafoglio» osserva, parlando della Regione che è il cuore economico e finanziario d’Italia. Le accuse sono pesanti: «Il governo Prodi tradisce Milano e il Nord Italia, praticamente azzerando la componente ministeriale della nostra città e della nostra Regione». E ancora: «Nel centrosinistra ci sono poltrone per tutti meno che per i milanesi».
Un argomento che non riguarda solo gli assetti romani, ma che al contrario rischia di condizionare anche le politiche locali, perché rischiano di affermarsi logiche totalmente estranee e che sono state bocciate dagli elettori lombardi alle politiche: «Se vincerà questo schieramento il 28 maggio a Milano non vincerà la modernizzazione della Città e di tutto il Settentrione». È noto, tra l’altro, che il candidato dell’Unione deve vedersela con l’opposizione dura e pura della sinistra radicale che tende a bloccare le istanze riformiste e innovative che ogni tanto alzano la testa: «Ferrante è stato sconfessato dai suoi alleati che non vogliono le grandi opere necessarie alla modernizzazione di Milano». E, osserva la Moratti, a mettersi di traverso non è qualche elemento isolato e marginale, ma una parte cospicua del centrosinistra: «Questi alleati, oltre il 20 per cento dello schieramento dell’Unione a Milano, sono contro lo sviluppo: non vogliono la TAV, non vogliono la Tem, non vogliono Garibaldi-Repubblica, la riqualificazione del Polo interno della Fiera».
La Moratti, critica verso gli estremismi che ritiene pericolosi per la modernizzazione della città, cerca invece il dialogo con i sindacati proprio sui temi dell’innovazione. «Non ho nessuna difficoltà a parlare in questo caso di discontinuità rispetto alla giunta Albertini» assicura dopo il confronto con i leader cittadini di Cgil, Cisl e Uil. A riprova delle sue buone intenzioni, ricorda di essere stata il primo candidato a palazzo Marino a chiedere un incontro con i leader confederali: «Ho cercato un rapporto prima ancora di essere eletta sindaco. Ferrante mi ha imitato subito dopo».

Sottolinea i due punti principali della «concertazione»: un patto per lo sviluppo e la competitività e un osservatorio del mercato del lavoro. Il segretario milanese della Cgil, Onorio Rosati, è soddisfatto: «Ci spiace solo di non aver potuto avere un incontro a tre anche con Ferrante: sarebbe stato più frizzante».

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