nostro inviato a Napoli
Niente vento sul lungomare, solo tanto caldo e tanti corpi vicini, stesi sul triangolo di sabbia marroncina della rotonda Diaz, stretti tra il bianco delle rocce punteggiate di lattine, bottiglie e cartacce e il nero dell’asfalto. A mezzogiorno il blitz. Sono in trenta, vestiti come astronauti, tutti avvolti in una tuta di plastica candida, con degli strani attrezzi nelle mani. Sembrano degli alieni. Chissà, dicono i bagnanti, sarà un colpo di sole. Invece sono i precari e disoccupati della Astir e dell’Arpac, che con sacchi e ramazze cominciano a pulire la scogliera. «Possiamo fare tanto per la città - sostiene Gennaro Di Gennaro - e la nostra azione lo dimostra. Comune e Regione devono ascoltarci, si possono creare migliaia di opportunità e di posti di lavoro, basta volerlo».
La raccolta fai-da-te. È questa dunque, due mesi e mezzo dopo l’insediamento della giunta arancione di Gigi De Magistris, l’ultima speranza dei napoletani per liberarsi della munnezza? Altro che differenziata, altro che navi per l’estero. Ai Quartieri Spagnoli si sono già organizzati: gli stessi ceffi che, guidati da una macellaia dei vicoli, qualche settimana fa davano fuoco ai cumuli di rifiuti, adesso collaborano e portano a valle i sacchetti accumulandoli in via Toledo, dove i mezzi dell’Asia possono caricarli più facilmente. E l’altro giorno è scesa in campo pure miss Campania, Valentina Cammarota, una bella mora ventenne di Fuorigrotta che, in minigonna e fascia al petto, si è fatta fotografare nei panni di operatrice ecologica. «Napoli è stupenda e non merita questo scempio. Bisogna aiutarla in qualunque modo. Se tutti facessero come me...».
La spazzatura resta quindi in cima alla lista. Luigi De Magistris, subito dopo la sua elezione, si era sbilanciato parecchio. «Libererò Napoli dall’immondizia in cinque giorni», dichiarò sulle ali dell’entusiasmo. Adesso la situazione è sintetizzabile nella foto pubblicata domenica dal Mattino, dove si vede l’ospedale Loreto Mare affacciato su quello che doveva essere un parco e che invece è un'orrenda discarica. «Sono davvero arrabbiata - dice Lorenza Mochi, sovrintendente al polo museale - abbiamo un patrimonio culturale enorme e non valorizzato. Bisogna lavorare sodo, togliere la munnezza e far vedere i nostri tesori».
In ogni caso la città-vetrina sembra più pulita. Le piramidi di sacchetti sono sparite, almeno dal centro, i roghi calati, le proteste scemate. Tanto da far dire al sindaco che «siamo convinti di potercela fare». L’obbiettivo è di arrivare entro l'anno al 75 per cento di raccolta differenziata: oggi è ferma al sedici. Illusioni? Intanto da settembre partiranno le navi che porteranno in Germania 50mila tonnellate di rifiuti, facendo rifiatare i depositi già stracolmi.
De Magistris è ottimista. Ma l’equilibrio è precario e si regge sulla sponda che gli ha offerto Silvio Berlusconi e sulle ordinanze del presidente della Regione Roberto Caldoro, che, superando le disposizioni di legge, consentono a Napoli di trasferire i rifiuti nelle altre riluttanti province campane. Crisi tamponata, ma il sistema non reggerà in eterno. I provvedimenti del governatore - siamo già al quarto - si basano sull’emergenza: quando le strade di Napoli saranno sgombre dai cumuli, l’emergenza non ci sarà più e la munnezza non potrà essere dirottata a Salerno o Avellino. È un serpente che si morde la coda. Dice il professor Antonio Giordano, oncologo e ricercatore: «Il sindaco alzi gli occhi dal problema del decoro. Non basta lavare il malato, occorre sradicare il cancro e si può fare solo con le bonifiche».
Eppure ’o sindaco già sogna in grande stile. Ha scritto a Barak Obama, invitandolo e visitare la nuova Napoli. Ha spinto per la candidatura del Golfo a ospitare la prossima Coppa America di vela. Ha dichiarato la guerra agli ambulanti e agli abusivi. Ha programmato un rilancio del turismo quando l’Unesco ha inserito il Vesuvio tra le sette meraviglie naturali dell’universo. Ha fatto un giro di campo e di applausi con Aurelio De Laurentiis: il comune troverà nel suo magro bilancio 250 milioni per adeguare il San Paolo alla Champions League.
De Magistris vuole lasciare il segno. Nel frattempo, prima ancora dei canonici cento giorni, raccoglie le prime critiche, anche interne. A cominciare dal centrista Raimondo Pasquino, presidente del consiglio comunale: «Basta proclami, pensiamo a migliorare i servizi. Obama? Bisogna investire tutte le energie sui problemi quotidiani, non sugli eventi». E lo storico Giuseppe Galasso. «A che serve avere il Vesuvio tra le sette meraviglie se non si risolvono le emergenze dei rifiuti, del lavoro, della criminalità?».
Forse è presto per dire che la luna di miele è finita. Ma gli scontenti tra i suoi alleati sono tanti. Basta sentire Umberto Ranieri: «Una giunta mediocre». E se il Pd, rimasto ai margini, lo aspetta la varco, i vendoliani già lo chiamano Napoleone.
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