Il patto di stabilità interna si abbatte sui Comuni lombardi come una mannaia. Metà infatti delle amministrazioni locali questanno non riusciranno a rientrare nei parametri di indebitamento e spesa sanciti dalla legge. Di fatto si tratta di un meccanismo di controllo delle entrate di cassa di un comune per poi parametrarne le spese. Detto così non sembrerebbe nulla di trascendentale, eppure in questo processo di regolazione, il sistema mostra delle falle che portano le amministrazioni virtuose a fronteggiare situazioni paradossali. Ovvero: i Comuni hanno i conti in positivo, ma non possono adoperare i fondi per non far salire la spesa e quindi modificare il saldo comunale. Le spese dei Comuni infatti vengono parametrate in funzione di un anno di riferimento, ma è chiaro che il flusso di denaro può variare di un anno con laltro, generando così situazioni di stallo. Senza considerare che il surplus di bilancio finisce a Roma nella cassa Depositi e prestiti dello Stato. «Varese nel 2008 ha ospitato i mondiali di ciclismo e per levento ha beneficiato di entrate particolari che di fatto non si sono poi verificate negli anni seguenti - spiega il presidente di Anci Lombardia e sindaco di Varese Attilio Fontana -. Alla luce di ciò mi chiedo che senso abbia cercare di cristallizzare il bilancio in funzione di un anno in cui si sono verificate entrate irripetibili, obbligando le amministrazioni a mantenere il saldo costante».
Considerando il momento di crisi è chiaro che questo processo gioca dei tiri bassi non indifferenti alle imprese che collaborano con le amministrazioni comunali. Prendiamo lesempio di Cremona. «Il Comune nel 2007 incassò 34 milioni di euro per cessione di beni, un evento unico - spiega lassessore al Bilancio cremonese, Roberto Nolli -. Oggi siamo obbligati a mantenere il saldo comunale come se di fatto quelle entrate straordinarie si fossero verificate ancora, ma ovviamente non è così». Ma come fare? Ovviamente bloccando i pagamenti alle imprese che hanno emesso fatture al Comune per riuscire a chiudere lanno senza infrangere il patto, nonostante i soldi siano sonanti nelle casse dellamministrazione. «A Cremona però noi abbiamo detto basta. Soprattutto in questo momento in cui è fondamentale rilanciare leconomia territoriale per uscire dalla crisi - continua Nolli -. Rispettare il patto significherebbe negare i pagamenti alle aziende locali mettendole in difficoltà. Sebbene il denaro ci sia, non possiamo spenderlo per non uscire dai parametri di spesa. Questanno andremo incontro alle sanzioni». E ci vuole coraggio. La penale prevista per non rispettare il patto di stabilità consiste infatti nella diminuzione dei trasferimenti dei fondi statali del 5%, il blocco dei mutui contratti dal Comune, la sospensione delle assunzioni, la contrazione delle spese in conto capitale e, dulcis in fundo, la diminuzione del 30% degli stipendi degli amministratori.
Una situazione particolare si verifica anche a Brescia: «Nel 2007 il Comune ha percepito un dividendo straordinario da 60 milioni di euro grazie alle operazioni di fusione delle società Asm e Aem dando vita ad A2A (settore energia) - spiega lassessore al Bilancio, Fausto Di Mezza -, è chiaro che davanti a unentrata del genere è impossibile cercare di pareggiare il saldo di questanno dato che il riferimento va fatto al 2007.
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