I deputati del Prc vogliono scarcerare i devastatori rossi

Scontri in Buenos Aires, appello a sostegno dei centri sociali. De Corato attacca: «Gli alleati di Prodi sono usciti allo scoperto»

Dopo lo scontro di piazza, quello politico. In dodici, tra deputati, senatori e consiglieri di Rifondazione comunista firmano l’appello lanciato dai giovani dei centri sociali per la scarcerazione dei 25 autonomi detenuti a San Vittore dopo gli scontri del mese scorso, e il vicesindaco Riccardo De Corato denuncia le contiguità politiche. «È bastato aspettare poco più di un mese dai fatti gravi di corso Buenos Aires perché dalla maggioranza di centro sinistra emergessero i sostenitori degli autori delle violenze dell’11 marzo».
Nell’appello, gli autonomi esprimono «una forte preoccupazione riguardo alla vicenda processuale e umana» dei reclusi, e denunciano «un’applicazione di misure restrittive della libertà personale dal sapore punitivo, che fortemente risente del clima esasperato creato da una campagna elettorale dai toni aspri». Lo stesso clima «che ha causato nei giorni successivi ai fatti una campagna mediatica dura e superficiale». E concludono che «venticinque persone pagano oggi un prezzo troppo alto. Chiediamo a tutti, nelle proprie differenze, di firmare questo appello che chiede la scarcerazione di tanti e tante che sono ancora detenuti». Al piede, seguono le firme di esponenti di Rifondazione Comunista: Davide Tinelli (ex consigliere comunale), Francesco Purpura (candidato al consiglio comunale), Mario Agostinelli e Luciano Mulhbauer (consiglieri regionali), Daniele Farina, Graziella Mascia, Francesco Caruso, Gigi Malabarba, Salvatore Cannavò (deputati), Franco Turigliatto e Giovanna Capelli (senatori). In più, Paolo Cento (deputato dei Verdi), oltre a scrittori, giornalisti, docenti. In totale, al momento, ventotto firme. Ma tanto basta a innescare la miccia.
«In quei giorni, alcune forze politiche del centro sinistra hanno contribuito a creare polemiche e tensioni - accusa De Corato - alimentando il clima di violenza e avvelenando il confronto politico». Ma il senatore di An va oltre. «Questi autorevoli componenti della maggioranza di Romano Prodi non hanno manifestato subito il loro senso di solidarietà, ma hanno aspettato poco più di un mese per sostenere apertamente centri sociali, autonomi e no global, autori di quelle violenze intollerabili».
A tre giorni dalle manifestazioni per il 25 aprile, dunque, il clima politico rinnova le scorie.

Per martedì, gli autonomi annunciano «iniziative e momenti comunicativi volti a chiedere la scarcerazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle», e una campagna di raccolta fondi per le spese legali degli arrestati. Ma ancora nessun «mea culpa» sui fatti dell’11 marzo. «Sui disordini è già in corso una riflessione importante - assicurano - ma qui vogliamo solo dire no al carcere preventivo».

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