Economia

I falsi miti sulla previdenza in Italia: ecco come cambierà il fisco nel 2015

L'Italia investe (male) il 49% della spesa pubblica in pensioni, assistenza sociale e sanità. Ecco tutte le novità in arrivo nel 2015

Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps
Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps

Spendiamo troppo e spendiamo male. È questa la conclusione di uno studio pubblicato sul Corriere della sera di oggi. Su una spesa pubblica pari a 801 miliardi (secondo il bilancio del 2012), "la spesa per pensioni, assistenza sociale e sanità è stata pari a 392,4 miliardi cioè il 49% dell'intera spesa". Anche nel caso in cui calcolassimo l'incidenza della spesa sociale sul Pil, il risultato rimarrebbe comunque in linea con il trend europeo in quanto "per l'Italia tale rapporto è pari al 29,7% rispetto alla media dei 28 Paesi pari a 29% e quella a 15 Paesi pari a 29,8%".

Per quanto riguarda le varie forme di protezione sociale, non è affatto vero che l'Italia investe troppo in pensioni e poco sui bambini e sulla casa. Basterebbe infatti, come scrive il Corriere, "riclassificare la spesa pensionistica e depurararla dagli oneri non pensionistici per scoprire che no nè vero". Se togliessimo i costi relativi agli assegni familiari, alle maggiorazioni sulle pensioni e alle integrazioni al minimo, risulterebbe che "sia il sostegno alla famiglia, sia l'aiuto ad anziani e indigenti singoli o nuclei familiari (esclusione sociale) sia il sussidio per i disoccupati, aumentano in rapporto al Pil, raggiungedo abbondantemente la media europea".

Per rimanere sempre sulle pensioni, va detto che "su 16.561.000 pensionati, circa 8,6 milioni (cioè ben il 52%, dato da paese calamitoso), percepiscono prestazioni totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale, come i circa 4,73 milioni di soggetti beneficiari delle integrazioni al minimo e delle maggiorazioni sociali; soggetti che non sono riusciti, assieme agli oltre 825mila percettori di pensione sociale, in 66 anni di vita a fare almeno 15 anni di contribuzione regolare". E, come suggerisce il Corriere, "se non hanno pagato i contributi non hanno seppure pagato le tasse". In pratica, a questi 825mila percettori la pensione viene regalata.

Rincaro sugli artigiani

Aumentano i contributi degli iscritti alle gestioni artigiani e commercianti, passando al 22,65%.

Autonomi al 30%

Nonostante la Stabilità del 2014 avesse bloccato l'aumento disposto dalla riforma Fornero, nel 2015 per i lavoratori autonomi titolari di partita Iva e iscritti alla Gestione separata, "l'aliquota contributiva è del 30%. Per i pensionati e iscritti ad altra gestione passa al 23,5%".

Proroga opzione donna

Secondo l'Inps il 31 dicembre sarebbe dovuto essere l'ultimo giorno per esercitare "l'opzione per il regime sperimentale accettando un assegno 'contributivo'". Tuttavia, l'Inps ha stabilito che saranno prese in cosiderazione anche "le domande di pensione presentate dalle lavoratrici che perfezioneranno i requisiti anagrafici e contributivi entro il 2015, benché la decorrenza della pensione si collochi oltre fine 2015".

Sui fondi imposta al 20%

La base imponibile, determinata dal rapporto della vecchia imposta sui fondi complementari (all'11%) e della nuova (al 20%), verrà ridotta del 48% della differenza tra le "erogazioni effettuate nel corso del 2014 per il pagamento dei riscatti, e il valore delle rispettive posizioni individuali maturate al 31 dicembre 2013, maggiorate dei contributi versati nel 2014".

Salvi i ritiri under 62

Le penalità sulle quote retributive per coloro che vanno in pensione anticipatamente non troveranno più applicazione per coloro che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre 2017.

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