Nellultima giornata della moda milanese hanno sfilato gli stilisti di domani. Dopo le polemiche alla Anna Wintour, ieri forse non ci si aspettava nemmeno tanta folla, tante giornaliste (e direttrici) di moda e tanti buyer. E invece cerano (quasi) tutti. Segno che qualcosa sta cambiando? In Fiera è andata in scena liniziativa «Re-Generation», sostenuta dallassessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo. «Sono orgogliosa come una mamma - ha detto dopo aver visto in passerella gli abiti Andrea Turchi e Archivio Privato, due talenti usciti proprio dallincubatore da lei ideato 5 anni fa -. Ora abbiamo aperto il nuovo bando, ma seguiremo anche loro, perché adesso devono trovare un mercato». Intanto hanno dimostrato di saper lavorare. Ben fatta e divertente la collezione di Turchi ispirata ai jazzisti anni 30. Con abiti dalle geometrie precise sottolineate da un gioco di righe e accostamenti di colori (rosa-rossi-grigi-azzurri), su cui spuntano spille e stampe con sax e sassofonisti. Sartoriale e un po futuristica quella di Archivio Privato, ispirata a Balla e Depero.
Giovanissimi, dai 23 ai 29 anni, i debuttanti di «New upcoming designers. New Generation», sostenuti dalla Camera Nazionale della Moda. Ad aprire l'evento, Ave Ante Vesperum Edicta, con una collezione un po dark, giocata sul contrasto dei volumi. Molto bon ton (e intellettuali) gli abiti neri e i giacchini di Giulia Burrascano. Originale Vanessa Cinquemani, che rivisita in chiave moderna capi militari e frac da sera. Gioca invece con la vanità femminile Maurizio Iapicca, che parte da silhouette austere per ingentilirle con cascate di piume cangianti.
E fra ieri e laltro ieri hanno sfilato anche altri talenti emergenti: quelli dell'associazione no profit di Andreina Longhi, White Club, che mette «in rete» designers emergenti con il mondo stampa, aziende e negozi. E infatti, nel parterre di via Valenza c'era anche la signora Biffi (titolare dellomonima boutique), che pare abbia apprezzato molto la collezione pulita ed elegante del giapponese Mickio Sakabe. Da notare i pantaloni in maglina con stampa in gomma e i piumini nati da un mix fra il montgomery e il kimono. Ma anche la donna seria e «barbarica» della islandese Steinunn, con una collezione incentrata su giochi di volant e frange. E quella della coppia di Amsterdam Klavers Van Engelen, ispirata ai costumi della «golden age» olandese del 17esimo secolo, tutta piccoli plissè. E i plissè sono anche il leit motiv della collezione sartoriale della nuova griffe italiana Soft Core di Sergio Zambon, che si ispira a Buñuel.
Insomma, largo ai giovani. «Non per un ricambio generazionale, ma per un affiancamento - conclude la Maiolo - perché Armani mica lo vogliamo mandare in pensione».
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