I locali: «Stop al Corvetto e in via Imbonati»

Nei prossimi giorni il sindaco incontrerà il prefetto Gian Valerio Lombardi per prendere una decisione sulle ordinanze firmate nei mesi scorsi dal sindaco. E i pubblici esercizi scalpitano, mancano solo tredici giorni alla scadenza delle ordinanze sul coprifuoco nei quartieri a rischio e prima che vengano prese decisioni ufficiali lanciano segnali di impazienza. La chiusura anticipata per i bar e ristoranti in via Padova, Chinatown, al Corvetto e in via Imbonati sono state già prese di mira dai ricorsi da diversi locali e ristoranti, e davanti al Tar i singoli titolari l’hanno avuta vinta. Ragione che aveva spinto Letizia Moratti ad aprire ad una correzione delle regole alla scadenza del 31 gennaio, almeno per la parte che riguarda la categoria «protetta» dall’Epam, l’associazione dei pubblici esercizi milanesi. Ma in due quartieri, Corvetto e Imbonati, rischia di continuare la linea dura.
Se la giunta ha già annunciato infatti di non voler prorogare le ordinanze più vecchie, quelle partite prima in via Padova e poi in via Sarpi, il vicepresidente vicario Alfredo Zini chiede la stessa garanzia - almeno per i pubblici esercizi - anche al Corvetto e nella zona Imbonati-Comasina: «Diverso potrebbe essere per gli orari ridotti a kebab, phone center e centri massaggi che creano spesso problemi di ordine pubblica o fenomeni di illegalità. Ma basta tartassare i commercianti che non creano neanche disturbo alla quiete. C’era stata apertura in questo senso ma non vorremmo che a pochi giorni dalla scadenza il sindaco e il prefetto prendessero una strada diversa. Se sarà così, ci prepareremo a fare molti ricorsi».
Dovrebbe essere confermata tale e quale in tutti quattro quartieri invece la seconda ordinanza, oltre alla restrizione degli orari per i locali e i negozi gestiti principalmente da immigrati (come phone center, sale giochi e internet point costretti a chiudere alle 22 e i centri massaggi alle 20) era partito anche il deposito obbligatorio dei contratti di affitto per evitare il fenomeno dei locali dormitorio in cui alloggiano «in nero» anche decine di stranieri senza permesso di soggiorno, e l’obbligo per gli amministratori di condominio di segnalare situazioni di irregolarità.

Il primo bilancio presentato ieri dal vicesindaco e che riguarda sia i quattro quartieri a rischio che gli stabili per cui il provvedimento è stato firmato ad hoc (via Cavezzali 11, viale Espinasse 104 e viale Bligny 42), parla di 353 alloggi controllati, di 306 denunce, trentuno arresti, 924 persone identificate e 5.476 schede consegnate per dichiarare chi occupa un alloggio.

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