da Milano
Allinizio del secolo scorso gli italiani migravano oltreoceano in cerca di lavoro, oggi continuano per ragioni di salute ma non vanno così lontano: quando devono mettersi nelle mani di un chirurgo gli basta superare gli Appennini per sentirsi più tranquilli. Saranno le tante denunce che danno allassistenza sanitaria nel Mezzogiorno unimmagine negativa, saranno le reali carenze strutturali, fatto sta che per curarsi le mete preferite sono la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Lazio. È quanto emerge dallo studio sulla mobilità sanitaria regionale, presa in esame dal Cergas Bocconi nel rapporto Oasi 2006, che mostra come queste regioni siano quelle che attraggono maggiormente pazienti dal resto del Paese.
In un sistema sanitario con tetti ai volumi di prestazioni e spesa per i residenti, la partita si gioca anche sulla capacità di attrarre pazienti dalle altre regioni. La palma doro va alla Lombardia: il 20% dei migranti sceglie proprio questa regione; un po più del 10% si dirige, invece, verso lEmilia Romagna e il Lazio. La sfiducia nei confronti del servizio sanitario è massima in Campania: l11% dei pazienti sceglie di andare lontano da casa, nonostante i disagi e le difficoltà. Due sono sostanzialmente le ragioni. «Innanzitutto il numero dei posti letto che in Lombardia è maggiore - spiega Eugenio Anessi Pessina, responsabile scientifico del rapporto Oasi - ma il risultato positivo è dato anche e soprattutto dalla concentrazione nella regione della maggior parte dei centri di eccellenza italiani. A differenza del Lazio, dove sono poche strutture particolarmente richieste, in Lombardia è il sistema nel suo complesso a essere più attrattivo».
Per quanto riguarda le singole strutture, invece, la classifica delle più attraenti vede in testa la capitale, con lospedale pediatrico Bambino Gesù (che attira 22mila pazienti extra regione) e il Policlinico Gemelli (che ne accoglie 16mila). Solo settima la prima struttura lombarda, il Policlinico San Matteo di Pavia, con 12.
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