I negozianti: «Ok se serve a ridurre le tasse»

I negozianti: «Ok se serve a ridurre le tasse»

Alle cinque della sera, la fatidica ora in cui sanguina la corrida, in Duomo e in Cordusio sono passati. Gli agenti della Guardia di Finanza: descritti dai negozianti in abiti civili, un borsello a tracolla, ma «l’aspetto inconfutabile. Abbiamo capito subito chi fossero. Vanno in giro per la città da stamattina» dice Mirko, uno dei titolari in piazza Duomo, quasi all’imbocco della Galleria, della rivendita di giornali e oggettini di ogni tipo, quelli tanto kitsch da essere chic. «Fanno bene a verificare se si battono gli scontrini. Molti negozi non li emettono, soprattutto quelli che, come noi, insieme ai giornali vendono oggettistica. L’editoria ha il prelievo fiscale all’origine, così molto spesso i gadget, dalla Madonnina in plastica alla penna con l’immagine di Milano, vengono venduti come se fossero un quotidiano».
E... tutto ok? «Siamo bravi - continua Mirko - e a posto. Sarebbe molto più ok se insieme ai controlli riducessero le tasse, però. Ho saputo che l’altra sera sono stati nei luoghi della Movida. Là i ragazzi pagano otto euro una bibita e lo scontrino non c’è mai! Non è possibile».
Come si muovono gli agenti? «Da me l’invasione è stata un po’ eccessiva» ha commentato Alfredo Zini, vicepresidente dell’Epam, rimarcando come «al Sud i controlli siano sempre inferiori rispetto al Nord». E la commessa russa del negozio di guanti Piumelli, sotto la Galleria, racconta che sono entrati, hanno voluto i registri, hanno aperto il pacchettino di alcuni clienti per vedere lo scontrino. Lei, da straniera, cos’ha pensato? «Che lo stato ha bisogno di soldi. E’ corretto che si facciano le cose secondo la legge, ma avrei io una domanda. Non ho mai visto un Paese dove si sborsano tante tasse come in Italia. Questo è corretto?».
Intanto gli agenti «spazzolano» i negozi sotto la Madonnina. E se da Gucci non si fa una piega: «Tutti i grandi brand sono sempre in regola» sostiene una venditrice, alla Triumph la donna mora alla cassa sussurra: «nessun problema. Lasciamo che gli agenti sbrighino il loro lavoro. A ognuno il suo!».

Un lavoro guardato al punto che Gabriel Meghnagi, presidente di AscoBaires, l’associazione dei commercianti di corso Buenos Aires, arriva a chiedere: «Qui ci vorrebbe un presidio fisso della Finanza per allontanare i duecento venditori irregolari sistemati lungo il corso».

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