I pusher arrestati usavano i cunicoli del centro sociale

Emilio Orlando

Il blitz dei giorni scorsi all’interno dei cunicoli del Forte Prenestino rimarrà negli annali del locale commissariato e in quelli della polizia municipale dell’ottavo gruppo. Infatti erano anni che in quel fossato che circonda la fortezza accadeva di tutto e spesso impunemente: dallo spaccio di stupefacenti alle violenze di ogni genere. Insomma, un territorio «franco», di illegalità, considerato un limbo impenetrabile anche dalle forze dell’ordine, per evitare «incidenti diplomatici», con gli okkupanti del vicino centro sociale. I marocchini arrestati sembra non avessero collegamenti con i militanti di estrema sinistra. Però durante l’appostamento che ha preceduto l’irruzione, alcuni agenti di polizia sono stati circondati da una trentina di no global, con cani al guinzaglio, evidentemente infastiditi dalla massiccia presenza di forze dell’ordine. Solo la mediazione di Antonio Di Maggio, comandante dell’ottavo gruppo della polizia municipale e del presidente del VII municipio Roberto Mastrantonio, ha indotto i militanti del centro sociale a tornarsene alle loro «okkupazioni». Di recente, poi, c’erano stati segnali preoccupanti: durante un appostamento, nello scorso agosto, un ispettore del commissariato Prenestino ha evitato per un soffio di essere colpito da una sciabolata sferratagli da un marocchino che aveva scavalcato la rete che divide il fossato del centro sociale dal vicino parco.

E i cunicoli che sbucano sul fossato, se percorsi a ritroso, conducono proprio all’interno del centro sociale di via Federico Delpino: ecco perché c’è il sospetto che gli spacciatori se ne servissero per sfuggire ai controlli. Alcuni residenti hanno anche raccontato agli agenti di aver visto spesso i maghrebini arrestati giovedì scorso socializzare con gli «okkupanti» del Forte.

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