I giovani della «Scuola di Emanuele Pirella di Milano» hanno voluto dedicare il loro maestro, morto ieri, con una lettera: «Per chi lha conosciuto, per chi ci ha lavorato a stretto contatto per anni o anche solo per un breve periodo della sua vita - scrivono - Emanuele Pirella resterà un punto fermo. Come il famoso punto Pirella, che doveva chiudere per forza anche il più breve dei titoli creati dallagenzia. Altrimenti, raramente, si arrabbiava. Ciao, Emanuele». «La parola pubblicitario - si legge nel ricordo della Scuola - è qualcosa di estremamente riduttivo per definire Emanuele Pirella: lui ha certamente creato campagne di successo, diventate veri e propri fenomeni di costume. Il suo tratto più evidente è stato però quello di aver saputo mescolare in modo originale professione e cultura, portando nella pubblicità uno sguardo ironico e intelligente e rendendo così questo mestiere più amato e anche molto più rispettato da tutti».
«Vado a lavorare da Pirella - continua la lettera- è stata negli anni una frase che giovani pubblicitari hanno più volte detto con orgoglio ai propri colleghi, come il rivendicare il privilegio di far parte di un gruppo scelto. Questi giovani, diventati con il tempo un po meno giovani, hanno poi portato in altre agenzie uno stile riconoscibile, asciutto e insieme sorridente come era Emanuele.
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