I terribili Anni di piombo visti da Giampaolo Pansa

Arrivano in libreria gli articoli sul terrorismo scritti dal giornalista: da piazza Fontana al delitto Biagi

I terribili Anni di piombo visti da Giampaolo Pansa
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Giampaolo Pansa (1935-2020) è stato un grandissimo del giornalismo e, cosa affatto scontata, un grandissimo signore, come può testimoniare chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo. Di lui si ricorda soprattutto lo sforzo capitale per ricostruire, attraverso i suoi libri, il dramma delle violenze che hanno caratterizzato la fine della Seconda guerra mondiale. Ma Pansa è stato, per moltissimi anni, soprattutto un cronista di razza, capace di servizi straordinari: per dettaglio di cronaca e capacità di cogliere sempre lo scampolo di umanità in ogni vicenda. Le sue cronache vergate per La Stampa sul disastro del Vajont dovrebbero stare in ogni manuale di giornalismo.

Dal finire degli anni Sessanta, come era ovvio, Pansa venne utilizzato sistematicamente dai suoi direttori per scandagliare, da par suo, la tragica genesi e ascesa del terrorismo. I suoi articoli li potete ora leggere raccolti in Piombo e Sangue. Da Piazza Fontana a Marco Biagi: violenza e terrorismo nelle cronache di un grande giornalista (Rizzoli, pagg. 396, euro 19, a cura di Marco Damilano e Adele Grisendi e con una postfazione di Marco Damilano). Nel volume, da oggi in libreria, troverete le perle, anche se perle di sangue, dell'attento lavoro di scavo di Pansa per capire il suo tempo. Pansa c'era. C'era alla fine degli anni Sessanta, nella Milano della contestazione studentesca. C'era il 12 dicembre 1969, pochi istanti dopo l'esplosione della bomba di piazza Fontana, nella Banca dell'Agricoltura. Ad accompagnare con i suoi occhi e la sua scrittura il lettore nell'inferno della strage. Porta il lettore con pietas discreta ai funerali delle vittime. E poi ha raccontato tutti i momenti più caldi del terrorismo, dell'assalto allo stato democratico: la bomba a Piazza della Loggia, l'omicidio di Carlo Casalegno, il sequestro Moro, l'omicidio di Walter Tobagi... Sarebbe sterile fare un elenco di tutto quello che Pansa ha preso dalla cronaca e portato molto vicino alla letteratura. Più utile presentare in questa pagina, per gentile concessione dell'editore Rizzoli, un'intervista che Pansa realizzò dopo l'uccisione del sindacalista Guido Rossa. La sua maestria nel raccogliere la voce del dolore, di cogliere nelle parole di un operaio la chiave della vera sconfitta delle Brigate rosse parla da sola.

Come scrive Marco Damilano nella postfazione: «Dietro ogni suo articolo c'era un lungo lavoro di preparazione, un metodo». E ancora: «Partecipava a tutto quello che faceva, senza risparmio. La verità era la sua passione e la sua ossessione».

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