«I tre grattacieli di City Life saranno un simbolo nel mondo»

Cordero: «Ora siamo fermi a Giò Ponti. Santa Giulia sarà una città nella città»

Piermaurizio Di Rienzo

Il sindaco Gabriele Albertini le ha definite «simboli del nuovo rinascimento milanese». Le rivoluzioni urbanistiche che interesseranno la città nei prossimi anni sono destinate a imprimere un forte cambiamento culturale e sociale. E tra i progetti più importanti di questa trasformazione ci sono senz'altro City Life e Santa Giulia: il primo cambierà volto al quartiere della vecchia Fiera, il secondo sorgerà sulle aree dismesse dell'ex Montedison-Redaelli. Se ne parlerà ampiamente oggi alle 18 in via Meravigli 9/b al convegno organizzato presso la Camera di Commercio dal Centro Studi Grande Milano, libera associazione che ha fatto della promozione di una Milano più autorevole a livello internazionale la sua missione. Si ritroveranno intorno a un tavolo gli assessori di Comune e Regione, Gianni Verga e Piero Borghini, il coordinatore provinciale Ds, Carlo Cerami e il vicepresidente dei Centro Studi, Sergio Scalpelli, per fare il punto sullo stato di avanzamento di questi progetti urbanistici alla luce del fatto che i primi abbattimenti nell'ex Campionaria sono stati già programmati per il prossimo 31 marzo. Una riflessione sarà affidata a Fernando Cristobal Cordero, responsabile del Dipartimento Area Metropolitana del centro, nonché architetto urbanista già autore del progetto di ristrutturazione della Villa Reale di Monza. «City Life e Santa Giulia sono due progetti molto diversi tra loro - spiega l'architetto -. L'uno è un inserimento in un vecchio quartiere, l'altra sarà una vera e propria città nella città. L’architettura milanese è rimasta ferma a Giò Ponti: occorre questa nuova spinta che arriva da un progetto globale come City Life dove si sono impegnati quattro architetti molto diversi tra loro».
Il nuovo quartiere della Fiera, firmato da Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Pier Paolo Maggiore, vedrà la luce nel 2014 e si caratterizza per i suoi tre grattacieli. Proprio i nuovi edifici, secondo Cordero, sono destinati a diventare in futuro dei «nuovi punti di riferimento di Milano, riconoscibili in tutto il mondo» perché la città «si è fermata alla torre Velasca e al Pirellone». Insomma, Milano ha bisogno di simboli innovativi, al di là delle polemiche sollevate nei giorni scorsi da diversi architetti italiani. «Il segnale più incoraggiante per il futuro della città è vedere grandi architetti internazionali tornare a interessarsi a questa città - spiega l'assessore regionale alla Casa, Piero Borghini -. Milano torna a giocare il ruolo di laboratorio del nuovo e del bello». Non solo una città più bella, ma con più soluzioni abitative: ne è un esempio Santa Giulia, qualcosa di più di un semplice quartiere viste le dimensioni dell'area (1,2 milioni di metri quadrati). Il progetto, il cui programma di intervento è stato avviato un anno fa, è firmato da quel Norman Foster che ha progettato, tra l'altro, il nuovo stadio londinese di Wembley.

A Montecity-Rogoredo, già accessibile con la metropolitana, potranno trovare casa almeno 60mila milanesi. «Il Centro Studi Grande Milano - commenta la presidente Daniela Mainini - chiede ai protagonisti del convegno di contribuire al salto di qualità di cui il capoluogo è interprete».

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