I veleni di Toscani su Milano

«Altro che capitale del design, dell’architettura, dell’innovazione. Qui non c’è il design se non in tre stradine di negozi carissimi fatti per poca gente». Oliviero Toscani rivendica il suo diritto «da milanese purosangue» per puntare il dito contro Milano: «è una città presuntuosa». I suoi non sono certo colpi di fioretto, come è nel suo stile d’altronde. L’illuminazione? «Fa schifo. Memo male che c’è la nebbia. Andrebbe aumentata. È ovvio che sia così in quanto si lascia decidere ingegneri e burocrati invece di chiedere a un direttore della fotografia». I nuovi grattacieli? «Li facciamo quando le altre città europee hanno smesso. Quelli di Citylife sono storti, sono già appassiti». Il design? «In Danimarca e a Berlino è ovunque. Qui non c’è rispetto per la creatività. Si dà molto più credito a uno che studia alla Bocconi che a uno che studia arte».
Vittorio Sgarbi non si para dietro a un dito, come è nel suo stile. «È vero», ammette. «Ha ragione». E rincara. Illuminazione? «Fetida» e aggiunge «pensavo di chiamare Toscani a fare delle cose. Ha ragione rispetto a quello che potrebbe essere fatto e non si fa». Il «però» è che la sua «invettiva non tiene conto dell’operosità». Eppoi «queste cose le ho verificate e sono qui per questo». Come dire, la disponibilità c’è vediamo cosa si può fare. «Questa sua provocazione è dovuta al fatto di non essere informato», avverte Davide Rampello. «Non ha visto la nostra mostra alla Triennale.

Forse fino a pochi anni fa Milano viveva sul mito dei grandi maestri ma oggi emerge una vitalità nuova. I grandi design se devono produrre oggetti tecnologicamente “difficili” vengono qui. Milano è ripunto di riferimento per tutto il mondo».

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