Continua lodissea per gli immigrati che vogliono rinnovare il loro permesso di soggiorno. E i pochi fortunati che ci sono riusciti, si stanno scontrando con i problemi di funzionalità della nuova tessera elettromagnetica, il Pse.
«Da dicembre la situazione è cambiata di poco», spiega Maurizio Crippa di Cgil. A dicembre il governo aveva affidato la gestione del rinnovo alle Poste, prima di esclusiva competenza delle questure. Da qui polemiche e caos per la mancanza di una corretta informazione ai diretti interessati e soprattutto per i problemi del sistema operativo delle Poste. «Da allora, in sei mesi circa, a Milano soltanto 5.300 stranieri hanno ottenuto il nuovo Pse, prima invece, la questura ne rilasciava 200mila ogni anno».
A livello nazionale, la situazione non cambia: secondo i dati fornii dal ministero dellInterno, ai primi di maggio erano stati accettati 570.361 kit per il rinnovo, mentre ne erano stati rilasciati 34.381. Così sono ancora in tanti gli immigrati che si trovano ad aspettare con un cedolino in tasca che crea loro molti disagi. «Alcune imprese non si fidano ad assumerli - spiega Maurizio Bove di Cisl - in più con quel foglietto non possono lasciare lItalia».
Ma i problemi non finiscono qui, infatti, i fortunati che hanno già ritirato il Pse stanno testando sulla loro pelle i difetti del nuovo tesserino. Il documento ha il formato di una carta di credito e tutti i dati del titolare sono contenuti in un microchip che si trova sul retro insieme alla banda magnetica. «Il problema è che solo la questura può leggere i dati - spiega Crippa - ma le aziende no». Le più scrupolose non si fidano a fare un contratto perché ci sono ben 20 differenti tipologie di permessi di soggiorno e non tutte permettono lassunzione». Un esempio? Chi viene in Italia per studiare non può lavorare per più di 20 ore la settimana.
Di fronte ai primi casi di questo genere quindi, la Camera del Lavoro di Milano ha sollevato la questione con la questura che a sua volta ha interpellato il Ministero dellInterno. «Chiediamo di fermare la consegna dei Pse e sistemare la situazione a monte. Non bisogna dimenticare - precisa Crippa - che questi stranieri sono tutti già regolari, ma con questo sistema rischiamo di creare una clandestinità di ritorno». Gli addetti che lavorano nei patronati dei sindacati, dove gli immigrati ricevono assistenza per la compilazione dei moduli, sono convinti che la soluzione sia quella di delegare le competenze ai Comuni, più vicini alle diverse realtà locali. «Ci sono troppi passaggi - continua Bove - le Poste, la questura, la zecca di Stato e di nuovo la questura». Ma un minimo errore in questa catena fa inceppare tutto.
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