Indagini I marocchini si difendono: «Intercettazioni travisate, non siamo terroristi»

Sostengono di non essere terroristi, né tanto meno affiliati ad Al Qaida e vogliono chiarire la loro posizione al più presto. Si difendono così Rachid Ilhami e Abdelkader Gafir, i due marocchini arrestati martedì dalla Digos di Milano con l’accusa di terrorismo internazionale e di concorso esterno alla rete del terrore.
I due hanno scelto di non rispondere alle domande. Gafir però ha ripetuto: «Non sono un terrorista». Insieme al loro avvocato stanno cominciando a preparare la linea difensiva. Ritengono in gran parte «travisate» e tradotte in modo errato le intercettazioni. Il loro legale chiederà una perizia. Saranno interrogati il 9 e 10 dicembre, dopo di che è previsto il ricorso al Tribunale del riesame contro il provvedimento di custodia cautelare in carcere. Intanto anche il pm, entro il 9 dicembre, depositerà il ricorso contro il rigetto da parte del gip Petromer delle altre sei richieste di custodia cautelare in carcere. Per la procura, infatti, non erano soli a progettare e preparare gli attentati.

La vicenda ha lasciato incredulo il datore di lavoro di Gafir. L’imprenditore parla di un lavoratore sempre puntuale, solare e ben integrato in azienda: «L’ho riconosciuto dalle foto segnaletiche e sinceramente non mi pareva che potesse destare sospetti».

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