GLI INDIGNATI CON STILE

Dopo che Romano Prodi, sempre più bofonchiante e privo di equilibrio, ha lanciato tutti i suoi strilletti contro la legge proporzionale con premio di maggioranza proposta dal centrodestra, ora è il momento degli indignati con stile. C'è il Tecnico di Valore che sul Grande Giornale Indipendente con intonazione ispirata recita tutte le sciagure derivanti dal nuovo provvedimento. Il Tecnico di Valore già grande sostenitore della centralità del Parlamento, pare sia diventato adesso un denunciatore della palude parlamentare. Senza spiegarci, ahimè, bene tutti i passaggi delle sue peregrinazioni intellettuali. Intanto il Giornalista di Sinistra ma all'Inglese, ci spiega che l'anglosassone «wrong or right, my country» (giusto o sbagliato è il mio Paese) dovrebbe valere anche da noi e che sulle regole elettorali destra e sinistra avrebbero dovuto trovare un'intesa. Sarebbe stato molto british. Conosciamo evidentemente due Inghilterre diverse: mi ricordo ancora da ragazzino quando lessi sul Paddington Times come l'amministrazione laburista di quel quartiere londinese avesse lasciato andare in malora i pali elettrici di tutte le vie che votavano conservatore. Il vecchio Peelham G. Wodehouse, poi, non ha mancato di ricordare più volte, tra un'avventura di Jeeves e un'altra, come i conservatori cambiassero spesso i contorni delle circoscrizioni elettorali per avere qualche deputato in più.
Comunque al di là di paludi parlamentari e spirito bipartisan, gli indignati con stile non aiutano più dei protestatari bofonchianti a comprendere quel che sta succedendo. Il centrodestra bene o male ha mantenuto per un lungo periodo la sua ispirazione prevalentemente maggioritaria. Silvio Berlusconi per cercare di preservare questa impostazione aveva lanciato prima delle europee e poi in vista delle regionali, la proposta di formare liste unitarie del centrodestra che avrebbero svuotato la carica proporzionalista inevitabilmente intrecciata a questo tipo di tornate elettorali. Pierferdinando Casini aveva appoggiato questa scelta di Berlusconi ma era finito in minoranza nel suo partito. Intanto Tecnici di Valore, e Giornalisti di Sinistra all'Inglese non muovevano un sopracciglio. Anzi esaltavano i subgoverni, le minoranze che pur stando nelle coalizioni s'impegnavano per logorarle, qualsiasi tipo di lavorìo proporzionalista.
Così succedeva anche nel centrosinistra dove Francesco Rutelli sabotava la lista unitaria dell'Ulivo dopo che questa si era presentata alle europee. Anche in questo caso tutti coloro che oggi criticano il neoproporzionalismo del centrodestra, o stavano zitti o plaudivano al leader della Margherita.
I sistemi elettorali, però, non solo sono, come ha ben notato Luca Cordero di Montezemolo, un mezzo e non un fine, ma non funzionano in astratto, bensì solo all'interno di un certo clima politico. Se chi sabota il maggioritario diventa un eroe della Grande Stampa Indipendente, se si crea il clima per logorare «il maggioritario che c'è», la crisi di un sistema elettorale, peraltro nato tra improvvisazioni e manette sotto la guida di un politico inetto come Mario Segni, diventa inevitabile. E la pretesa che il centrodestra si comporti come il Tecoppa rimanendo fermo per non farsi infilzare, può essere sostenuta esclusivamente da propagandisti come il grigio Piero Fassino.


Comunque se passerà la legge del centrodestra, sarà bene vigilare su quali comportamenti i protestatari bofonchianti e gli indignati con stile avranno sui processi di unificazione nel centrodestra e nel centrosinistra. La via per la razionalizzazione del sistema politico italiano è legata a questo passaggio: e modernizzatori e pasticcioni si divideranno proprio su questo punto.

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