Il neurochirurgo che parla al cervello e al cuore: Christian Brogna e il coraggio della paura

Opera pazienti svegli, dialogando con loro mentre interviene sul cervello. Nel suo libro Awake racconta la concentrazione, l’emozione e la fragilità che accompagnano ogni intervento, rivelando che la paura non è un limite, ma la forma più autentica di rispetto verso la vita

Christian Brogna impegnato in un intervento in sala operatoria
Christian Brogna impegnato in un intervento in sala operatoria
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Operare un cervello umano mentre il paziente è sveglio, capace di parlare, di muoversi, di interagire: per la maggior parte delle persone è un’immagine al limite del fantascientifico. Per il dottor Christian Brogna, neurochirurgo di fama internazionale che, dopo anni di esperienza all’estero, oggi opera in Italia, a Roma, è invece la dimensione più autentica del lavoro. Una sfida quotidiana che unisce scienza e umanità, precisione e vulnerabilità, coraggio e consapevolezza dei propri limiti.

Di tutto questo Brogna ha parlato in Awake, il romanzo autobiografico appena pubblicato da Rizzoli nel quale racconta le emozioni, i timori e la concentrazione che accompagnano ogni intervento sul cervello di un paziente sveglio. Non un manuale tecnico, ma un viaggio dentro la mente – e dentro l’anima – di chi, bisturi alla mano, si trova di fronte al luogo più misterioso e sacro che esista: la sede più misteriosa della coscienza e dell’identità umana. Un libro scritto a quattro mani con Claudia Zanella, scrittrice e attrice, andato esaurito già in prevendita e in ristampa ancora prima del lancio ufficiale del 21 ottobre.

La paura come bussola morale

D’altra parte, Awake è una sorta di confessione che rovescia lo stereotipo del medico-eroe senza emozioni. Brogna mostra, invece, che la paura può essere una bussola morale: un sentimento che non paralizza, ma restituisce misura e umanità al gesto chirurgico.

“Prima di ogni intervento sento un senso di responsabilità enorme perché sto per entrare nel luogo più sacro che esista, il cervello, dove risiede l’identità di ciascun essere umano. La paura non scompare mai del tutto. È quella paura che mi ricorda che davanti a me c’è una persona: un marito, una moglie, una sorella, un fratello, un padre, una madre, un figlio. Cerco di trasformarla in concentrazione, in rispetto e in presenza assoluta”, racconta.

Christian Brogna
Christian Brogna

Tra bisturi, meditazione e silenzio

Quello che Brogna ha portato con sé dopo un lungo periodo di formazione è una visione della neurochirurgia che va oltre la tecnica. Ogni operazione, spiega, è un atto di precisione assoluta ma anche di consapevolezza spirituale: “La preparazione non è solo tecnica. Certo, c’è lo studio, la pianificazione chirurgica, l’analisi delle immagini e di ogni dettaglio anatomico. Ma c’è anche una parte più profonda: prima di operare mi aiuta la meditazione. Nel silenzio profondo, assorto, consapevole, ripasso mentalmente ogni gesto, ogni passaggio che compirò, così che in sala operatoria nulla sia lasciato al caso. È un po’ come in teatro: le prove sono fondamentali. Quando entri in scena — o in sala — devi essere totalmente presente, pronto a trasformare la concentrazione in armonia e precisione”.

Una disciplina mentale che ricorda quella di un pilota di Formula 1 o di un atleta olimpico in partenza, ma con una differenza: il “tracciato” di Brogna è la mente umana, in continuo mutamento. A differenza di quanto si potrebbe pensare, infatti, “il nostro cervello cambia costantemente”, sottolinea il neurochirurgo. “Non è un organo statico: si trasforma con ogni esperienza, con ogni pensiero, con ogni emozione. Il nostro cervello di oggi è diverso da quello di domani. Le connessioni neuronali si creano, si rafforzano o si dissolvono a seconda di come viviamo. Per questo dobbiamo stare molto attenti agli stimoli che riceviamo, è nostro dovere sceglierli con cura. Siamo noi che dobbiamo scegliere cosa e chi tenere nella nostra vita”.

Allenare il cervello, coltivare la mente

La neuroplasticità – la capacità del cervello di modificarsi – è per Brogna non solo un principio scientifico, ma un messaggio di speranza. Possiamo cambiare, imparare, guarire. Awake diventa così anche una metafora esistenziale: restare svegli nella vita, non smettere mai di allenare curiosità e consapevolezza. “Il cervello va allenato! Gli stimoli sani sono quelli che nutrono la curiosità, la creatività, le relazioni umane. Studiare, leggere, imparare cose nuove, suonare uno strumento, camminare nella natura, avere una vita sociale: tutto ciò tiene viva la mente. E bisogna evitare gli eccessi: lo stress cronico, l’alcol, la mancanza di sonno, la sovraesposizione digitale. Il cervello ha bisogno anche di silenzio e pausa — perché è proprio nel silenzio che si riorganizza, memorizza, guarisce”.

Per questo, anche in sala operatoria, la meditazione per lui è un alleato prezioso. Un modo per mantenere la calma e l’attenzione, ma anche per ricordare che dietro ogni intervento c’è una persona, una vita, un mondo interiore.

Personaggio sicuramente fuori dagli schemi, Brogna è uno di

quei medici che restituiscono alla scienza la sua dimensione più profondamente umana. Un chirurgo che non teme di dire che anche i medici hanno paura. E che proprio da quella paura può nascere la parte più nobile della cura.

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