Intellighentia di sinistra: la volgarità in cattedra

Trionfo della maleducazione: gli intellettuali rossi si accreditano come maitre-à-penser, poi parlano peggio del popolino che disprezzano

Intellighentia di sinistra: la volgarità in cattedra

Milano - Arthur Schopenhauer, di professione filosofo, a proposito dell’insulto e della volgarità insegnava che si tratta di infortuni nei quali tutti - anche i caratteri più impassibili e radical chic - finiscono prima o poi per cadere, trascinati dalle inevitabili circostanze della vita. Ma, al pari di qualsiasi altra disciplina, umanistica e scientifica che sia, per risultare davvero efficace la volgarità deve diventare oggetto di studio. La sinistra, che da sempre notoriamente è quella che studia di più, ne ha fatto, da par suo, e soprattutto ultimamente, un’arte. Confermando così la bontà dell’insegnamento di Schopenhauer.

Gianni Vattimo, anche lui di professione filosofo, al termine di una riflessione lunga mezzo secolo sulle opere dei maestri del pensiero occidentale è giunto proprio in questi mesi a cogliere l’essenza della politica: il governo della res publica, sostanzialmente, consiste nel far rimare Berlusconi con «fuori dai coglioni» e nell’incitare alla presa armi in pugno del Palazzo. Umberto Eco, di professione semiologo e quindi particolarmente ferrato nelle metafore, di recente, a proposito dei grattacieli milanesi, ha dato invece raffinatissime lezioni di volgarità fallico-urbanistiche, col sorriso sulle labbra e la forfora sulla giacca. E Massimiliano Fuksas, di professione architetto, proprio qualche settimana fa è caduto - con quell’aplomb altezzoso con il quale solo la sinistra intelligente e burina è capace di cadere - nella peggiore della volgarità. Anzi in due. Sbagliare coram populum, nel salotto buono di Santoro, una citazione latina; e, dopo aver predicato per anni l’etica nell’urbanistica, scivolare su un borghesissimo e micragnoso abuso edilizio in un’esclusiva spiaggia di Pantelleria. Come un qualunque bottegaio arricchito che vota il centrodestra. E per fortuna che ci sono gli scrittori. Come Sandro Veronesi, premio Campiello per lo stile, il quale in una manciata di fiorite parolacce tre giorni fa ha stroncato (in culo) mezzo Giornale. E il professor Umberto Galimberti, che nel suo silenzio è il più scurrile di tutti: non perché copia - cosa che facciamo tutti, seppure magari non così spesso - ma perché ha la spocchia di non ammetterlo neanche sotto tortura dei nostri cronisti.

Benché di solito lo si associ alla rozzezza e alla mediocrità, al Suv o alle bandane, il comportarsi volgarmente in realtà implica una vera e propria arte e finanche una certa nobiltà d’animo, della quale la sinistra è campione. Come è noto, nessuno sa essere osceno e sguaiato come un aristocratico. O un intellettuale. O un maître-à-penser.

Da piccoli, e in verità anche da grandicelli, a noi che andavamo a volantinare per il Fronte della gioventù e poi abbiamo addirittura votato un paio di volte per il Polo, hanno insegnato che la gente normalmente si divide in due, come i villeggianti di Paolo Virzì che passano le Ferie d’Agosto a Ventotene: da una parte il popolino brutto, sporco, cattivo, ignorante e anche un po’ fascista, che è meglio se stia zitto, perché non legge i libri e non sa parlare. E dall’altra i professionisti impegnati che comprano MicroMega, leggono Repubblica, hanno la casa piena di Adelphi, un nonno partigiano e un padre da sempre «sincero democratico». Il Paese, quando deve far bella figura, è meglio che faccia parlare uno di loro, ci dicevano.
Recita un antico proverbio orientale che sono gli alberi più alti a prendere più vento. Venendo da Busto Arsizio e non dai Parioli, lavorando al Giornale e non scrivendo su Repubblica ed essendo sempre andati in vacanza in un monolocale ad Alassio invece che in un dammuso a Pantelleria, non riusciamo bene a capire cosa significhi. Però, a spanne, l’idea è che chi vola troppo in alto deve meritarselo. E che comunque, quando cadi, poi fai un sacco di rumore. Una cosa notoriamente molto maleducata, e volgare. Come invocare le maniere forti in nome del pensiero debole, o fare battute da caserma davanti ai giornalisti, o non denunciare una piscina, o copiare i compiti e poi montare in cattedra.

Tutti atteggiamenti insopportabili. Motivo per il quale molta gente «brutta, sporca, cattiva e fascista», il complesso di superiorità, alla sinistra, lo stroncherebbe volentieri in culo. Ma solo una volta ogni tanto. Due, va’.

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