Politica

I giudici vogliono silenziare "Panorama": carcere ai giornalisti

Ci risiamo. Un altro giornalista, anzi altri due in un colpo solo, sono stati condannati al carcere per un presunto reato di diffamazione

Ci risiamo. Un altro giornalista, anzi altri due in un colpo solo, sono stati condannati al carcere per un presunto reato di diffamazione. La sentenza, di primo grado, è stata emessa ieri dal tribunale di Milano nei confronti del direttore di Panorama, Giorgio Mulè, e del giornalista Andrea Marcenaro. La colpa? Aver scritto (Marcenaro) e pubblicato (Mulè) un articolo nel quale si sosteneva la tesi che la Procura di Palermo è politicizzata. Così come nel caso che portò al mio arresto, i querelanti sono dei magistrati e i condannati giornalisti non allineati al pensiero unico sul ruolo delle Procure, di area centrodestra e di un giornale che fa capo a società della famiglia Berlusconi. Coincidenze? Non credo. Non è possibile che tra le migliaia di querele in corso, alcune delle quali sacrosante, solo quelle fatte da magistrati contro di noi vengano sanzionate da loro colleghi con l'arresto dei giornalisti coinvolti.

Nel merito non vedo dove sia la diffamazione e mi associo senza indugio alla tesi sostenuta da Panorama, al cui direttore va tutta la mia solidarietà. Siete politicizzati e la sentenza di ieri è l'ennesima prova. Basterebbe dire che un pezzo importante di quella Procura, Ingroia, era talmente politicizzato da fondare un partito e presentarsi alle elezioni. Non basta? E allora rileggiamo quello che ha dichiarato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo: ho trovato una Procura divisa in due schieramenti di carattere ideologico, chi non era schierato doveva fare slalom tra le faide.

Quella di ieri non è una sentenza, ma una provocazione. A noi giornalisti (non tutti, c'è ovviamente chi si frega le mani), al presidente della Repubblica Napolitano che ridandomi d'imperio la libertà ha bollato come ingiustificate e abnormi le sentenze di arresto per reati d'opinione. Ed è uno sberleffo alla politica inaffidabile (compresa quella del Pdl) che per evitare altri casi come il mio aveva promesso di cambiare una legge assurda e illiberale ma che passato il pericolo, ovviamente, non ha fatto nulla, come nelle sue peggiori tradizioni. Ma sì, amici deputati e senatori liberali, che ci arrestino tutti, noi che ogni giorno ci esponiamo per difendere anche la vostra libertà di fare politica. Diamogliela vinta a quei galantuomini di pm e giudici che usano il loro potere per intimorire e imbavagliare. Basta poi che alle prossime elezioni non ci chiamate per avere l'intervista di rito.

Perché non so Mulè, ma io la risposta l'ho pronta, ed è da querela.

Commenti