Il governo è alla frutta, si salvi chi può

Il governo perde i pezzi. Rimpasto in vista, elezioni pure. Le dimissioni di Fassina sono tutto quello che Renzi non voleva. Ora gli tocca sporcarsi le mani con il governo

Il governo è alla frutta, si salvi chi può

«Fassina chi?». Bum. Il botto che avete appena sentito è il cazzottone (politico) che Stefano Fassina ha piazzato in faccia a Renzi. Sembra che più di qualcuno nel Pd e dintorni abbia sussurrato: era ora. Le dimissioni di Fassina sono tutto quello che Renzi non voleva. Ora gli tocca sporcarsi le mani con il governo.

Il cazzottone marca due cose: il Pd è spaccato e questa maggioranza non ha più la sostanza (e il quid) per governare. Tutto questo avviene in un sabato pomeriggio di quasi festa, con lo shopping che resiste alla crisi e il Palazzo che si interroga sui confini del matrimonio. Sembrava un'altra giornata con Renzi mattatore, ma il bischero ha detto due parole di troppo. Era il casus belli che i suoi avversari stavano aspettando.

Cosa è successo e perché. Fassina si è dimesso da viceministro dell'Economia. Dimissioni sottolineate in rosso con un «irrevocabili». Lo spunto è la frase di Renzi, che a domanda ha risposto «Fassina chi?». Questa però non è una lite di orgoglio. Non è neppure una scazzottata da cortile, perché va oltre i confini della sinistra. È un atto politico, pensato e ragionato. È un messaggio al protagonismo fastidioso del segretario del Pd. Pensi di essere furbo? Continui a buttare petardi sui piedi della maggioranza? Provochi e disturbi? Allora - dice Fassina - è arrivato il momento di assumerti le tue responsabilità.

Renzi è il capo del partito più forte della coalizione di governo. Non può fingere davanti agli elettori che lui con quella gente triste e incapace non ha nulla a che fare, che lui è diverso, è il nuovo, è di un'altra risma. Non ha nulla in comune con quei quarantenni nati vecchi come Letta e Alfano. Fassina, che non frequenta più di tanto le sottigliezze democristiane, ha preferito rovesciare il banco, dando il via a una nuova partita politica. La prima conseguenza è che ora Renzi, per la prima volta, deve rispondere al gioco degli avversari. Non è più lui che va alla battuta. Non può più scegliere il terreno su cui giocare, dettando i ritmi e sfruttando il vantaggio dell'iniziativa.

Non c'è dubbio che il sindaco di Firenze in questi giorni abbia accelerato i tempi. È lui quello delle tre proposte concrete sulla legge elettorale. È lui che ha spiazzato Alfano per costringerlo a prendere posizione sui temi etici e sociali. È lui che ha detto a Letta: tu governi, ma quello che comanda sono io. E in gran parte è un merito, visto che ha vivacizzato un panorama paludoso. Solo che prima o poi doveva aspettarsi una reazione. È quella di Fassina. È il rimpasto che Renzi ancora non voleva, perché associare il suo nome a questo governo poco amato non conviene. Non è comodo. Non è vincente. Molto più divertente sfibrare Letta e Alfano e staccare la spina all'ultimo momento utile prima di andare alle elezioni, quest'anno o ancora meglio nel 2015. Una bella pensata. Il segretario del Pd che gioca a fare il capo dell'opposizione in un governo in cui il Pd è di gran lunga l'azionista di maggioranza.

Nel partitone è arrivato il momento della resa dei conti. È chiaro che al di là delle parole Renzi e gli altri sono animali politici incompatibili. Non per divergenze di metodi o di contenuti, ma per qualcosa di molto più umano e viscerale. Non si sopportano. Si detestano a pelle. Proveranno a resistere insieme, ma come soci che non si fidano l'uno dell'altro. Per amore di potere magari tutto si aggiusta, ma la contesa per definire chi vince e chi perde sarà lunga e tortuosa. Terzo aspetto. Napolitano dovrà fare salti mortali per ricucire ciò che resta del governo Letta. L'avventura potrebbe arrivare al capolinea prima del previsto ed è tutto da vedere se la nuova legge elettorale si materializzerà in tempo. Finale. Se Renzi fa un passo indietro mostra la sua debolezza.

Se si assume la responsabilità del rimpastone sarà divertente vedere cosa faranno alfaniani e centristi. Conserveranno le poltrone? Renzi ha sempre detto di no. E a quel punto continueranno a sostenere il governo? Soprattutto Alfano a questo punto deve reinventarsi un futuro. A casa o nel deserto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica