Accampamenti e privilegi: è il solito Paese diviso in tre

Dimmi cosa ti aspetti dallo Stato e ti dirò chi sei. L'Italia, da sempre, è divisa in tre parti. C'è chi chiede opportunità, chi pretende certezze e chi difende (...)

(...) a oltranza i propri privilegi. È qui, davanti a questo incrocio, che gli italiani non si incontreranno mai. Non è solo una questione di tasse, di manovre economiche, di previdenza, di welfare, di case, di andare o non andare a Porta Pia, di chiedere o non chiedere il beneplacito di Bruxelles. È tutto questo, ma alla radice c'è qualcosa di ancora più umano. Forse c'è il senso di una vita.
Opportunità. Non ti fidi dello Stato. Non è un pregiudizio ideologico. È quello che ti ha insegnato la vita quotidiana. Ti piacerebbe credere che lo «Stato siamo noi», ma ogni volta ti rendi conto che lo «Stato sono loro». È come si presenta. Non hai mai l'impressione che stia lì, nel suo mondo aggrovigliato di carte e uffici, per darti una mano, per risolvere un problema, per spianarti la strada. Lo Stato arriva e ti complica una vita già faticosa. Ti imbriglia, ti azzanna, ti mette una palla al piede, rende tutto più pesante, ti toglie risorse, economiche e ancora di più umane. Ogni nuova norma sembra farti sprofondare nell'inferno dei burocrati, ogni tassa ti colpisce proprio dove ti fa più male. Alla fine pensi che ce l'abbia personalmente con te. È un tuo nemico. E, in tutto questo, ti chiedi se domani non sarai un'altra croce nel cimitero dei fallimenti. Quello che chiedi allo Stato non è di lavorare per te, ma di lasciarti lavorare bene. Che non ti regali ogni giorno un pesce, ma ti dia gli strumenti per pescare. Quello di cui hai bisogno è un terreno dove fatica e talento possano dare buoni frutti. Chiedi opportunità. Chiedi di poter giocare la partita. Non è possibile? Allora lo Stato se ne stia lontano da casa mia.
Certezze. Pretendere certezze. Lo Stato come Dio. Un dio da bestemmiare perché non ti dà mai abbastanza. Un dio di cui bene o male devi fidarti se gli vuoi dare tutto questo potere. È lo slogan di chi sta in questi giorni a Porta Pia. È il reddito minimo e il diritto alla casa. Perfetto. Ma se lo Stato ti dà un reddito e una casa, poi cosa ti chiede in cambio? Non chiedi opportunità, ma brami che lo Stato entri nella tua vita, risolva tutti i tuoi problemi, redistribuisca le risorse con criteri che solo lui, lo Stato burocrate, può definire e tassi tutto il tassabile. È uno Stato che sta in cielo, in terra e in ogni luogo. Tu pensi che ti farà felice, e ti fidi. Peccato che finora non è che si sia poi comportato così bene, ma questi sono accidenti della storia. Per il resto buona fortuna. Il nostro Stato, per ora, sta ancora lì con un welfare grasso che fatica a tutelare i più deboli. È un paradosso. Ed è una vergogna. Perché questo dio di cui dovremmo fidarci ha ancora un welfare calibrato per la società novecentesca del posto fisso. È ancora uno Stato che riconosce come dovere principale soddisfare le aspettative dei propri clientes. Così capita che se uno non è uno dei clientes e sta davvero in mezzo ai guai o ha una famiglia alle spalle, oppure affoga. Forse prima di dare un reddito minimo a tutti i cittadini dovremmo preoccuparci di costruire un welfare per i precari e che cacci via i furbi. Ma questo non basta a chi ha fame di certezze, quello che loro vogliono dallo Stato è che scacci via tutte le loro paure. È uno Stato amuleto. Uno Stato sacerdote e anche un po' esorcista.
Privilegi. Ci sono poi quelli che si fidano dello Stato perché lo «Stato sono loro». No, non sono solo i politici. Sono quelli che sullo Stato e con lo Stato si sono costruiti una carriera, un futuro, una vecchiaia, una casta. Vogliono uno Stato che giochi in difesa, nel senso che difenda i loro privilegi, i diritti acquisiti, lo stato delle cose. Vogliono uno Stato conservatore, che metta la briglia al tempo e alla società, dove i mutamenti sono solo apparenza e nulla scorre. È uno Stato che dove può costruisce un muro, un fossato, una linea di filo spinato. Se non ci sono risorse per tutti è normale che ognuno pensi alla propria famiglia.

E se per proteggersi uno Stato solo non basta, bisogna farne uno ancora più grande, uno Stato al quadrato, esponenziale. Insomma, un super Stato europeo. Uno Stato grande, ma per pochi intimi.
Tu, allora, che Stato vuoi?

di Vittorio Macioce

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