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La toga pro migranti faceva l'ultrà sui social ma ora invoca la privacy

Eugenio Albamonte, ex segretario di Area, difende la privacy di Iolanda Apostolico, pm di Catania, ritenendo sbagliato che si siano resi pubblici i suoi orientamenti politici

La toga pro migranti faceva l'ultrà sui social ma ora invoca la privacy

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“Questi sono comportamenti non degni di una democrazia". Eugenio Albamonte, ex segretario di Area, si sfoga con l’Ansa dopo le polemiche nate attorno alla figura di Iolanda Apostolico, giudice di Catania che ha liberato quattro migranti.

"Anziché percorrere la strada delle impugnazioni, si preferisce la strada dell'aggressione nei confronti della giudice di Catania scavando nella sua vita privata per capire quali siano i suoi orientamenti personali”, denuncia Albamonte. È chiaro il riferimento all’avversione del giudice nei confronti delle politiche sull’immigrazione portate avanti dai leader di centrodestra.“C’è una involuzione molto forte del governo attuale nel rispettare il ruolo della magistratura", aggiunge il pm noncurante del fatto che l’imparzialità debba sempre prevalere su qualsiasi diritto alla privacy. Dovrebbe essere più che legittimo che i cittadini conoscano il pensiero politico di chi li giudica eppure Albamonte si scaglia contro il governo "che si professa garantista, che parla di privacy, che vuole tre giudici e non uno per decidere di libertà personale, poi non si rende conto che questa norma che introduce la cauzione per i migranti non è né liberale né garantista". Certo, perché, ovviamente, criticare il contrasto all’immigrazione clandestina è sbagliato a prescindere per chi guida Area, la corrente di magistrati di sinistra al cui congresso hanno partecipato anche i leader dell’opposizione Elly Schlein e Giuseppe Conte, a dimostrazione ancora una volta della loro scarsa imparzialità.

“Prima il problema nei rapporti tra magistratura e i governi, da Berlusconi in poi, si manifestava in caso di decisioni che riguardavano soggetti politici, oggi invece – sottolinea Albamonte - è oggetto di aggressione qualunque decisione che contrasti con il 'sentiment' del governo". Anche il termine “aggressione” appare fuori luogo dal momento che, come dimostra la diatriba tra il ministro Carlo Nordio e i pm sulla riforma relativa all’uso delle intercettazioni. I magistrati hanno il dovere di mostrarsi, ma soprattutto di essere imparziali eppure, spesso, con le loro invettive contro il governo sembrano dimenticarlo. Albamonte entra nel merito della vicenda che riguarda il pm di Catania Apostolico e ricorda, infine, che "per insegnamento della Consulta, la normativa comunitaria è direttamente applicabile tutte le volte che ci sia contrasto con le norme nazionali, prevale la normativa europea, ed è quello che è avvenuto in questo caso". Peccato che questa decisione sia arrivata da un magistrato che non dovrebbe avere scheletri nell’armadio tanto da decidere di chiudere il proprio profilo social.

Come osserva Zucchetti oggi sul Giornale, però, una maggiore attenzione nell’esercitare la libertà di espressione quando si ricopre un ruolo pubblico non dovrebbe essere prerogativa solo del generale Vannacci.

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