Alfano, attento alle bugie Il bacio di Fini è mortale

Il leader Fli, per uscire dall’angolo, propone un grande polo moderato però non si scusa con gli elettori traditi. L’unità del centrodestra è giusta ma non con lui

Alfano, attento alle bugie Il bacio di Fini è mortale

Che fai mi riaccetti? Gian­fran­co Fini osserva quel­lo che sta accadendo nel Pdl e spera di ritrovare una ca­sa. O almeno, ci prova. L’idea è questa: Alfano liquida il Cava­liere e poi tutti insieme si costru­isce il grande centro dei mode­rati. La risposta che arriva da de­stra e dintorni si può riassume­re in quattro parole: tutti ma non Fini. Qui non conta neppu­re l’opinione di Berlusconi, di Alfano, degli ex colonnelli di An o di questo o quel parlamenta­re. Qui pesa il no dei suoi ex elet­tori, quelli che il presidente del­la Camera ha deluso, tradito, ri­pudiato. E perso. Quelli che si sono sentiti giudicati dal suo li­vore, dalla rabbia, dal disgusto. Quelli che ancora ricordano il suo «mi dimetto se la casa di Montecarlo appartiene a mio cognato». E stanno ancora aspettando.
Da quando ha rotto con il Ca­valiere, l’uomo in grigio si è per­so in lunghe immersioni estive,ha messo su un partitino che non lascia traccia, ha subaffittato un posto letto nell’appartamento di Casini vista centro e si è ar­roccato sulla poltrona di Mon­tecitorio come se fosse una zat­tera di salvataggio. È arrivato il momento di riciclarsi. Il probl­e­ma è che non ha più un capitale politico da spendere.

Fini si è fatto cacciare dal Pdl con il freddo proposito di an­nientarlo. Far cadere il gover­no e poi gettare il sale su quel che restava della vecchia mag­gioranza. Sulle macerie avreb­be costruito il suo partito, di cui sarebbe stato il signore assolu­to. Piano spietato, che in una politica dal volto cinico ci può anche stare. Solo che poi devi vincere. Ti giochi tutto in un bli­tz ed è un gioco binario, zero o uno. Se perdi è zero. Finita. Non c’è una strada per il ritor­no. D’altronde lo stesso Gian­franco non è uno che perdona. Non avrebbe certo risparmiato l’allora ministro della Giusti­zia, quell’Angelino Alfano a cui adesso è pronto a tendere la mano. La sintesi di questa sto­ria in fondo è nei numeri. L’uno virgola qualcosa che adesso Fini ha in tasca non vale il prezzo del ribaltone fallito. Gli elettori del Pdl, quelli che avevano votato anche Fini, si aspettano delle scuse. Non le fa­rà.
Ora il capo del Fli, dopo il flop, tenta di mischiare le carte e rigiocare la partita. La sini­st­ra che lo applaudiva come an­ti Cav non ha più bisogno di
lui. Casini è un alleato egoista, im­pegnato più che altro a salva­guardare il proprio di futuro. Gli anni intanto passano. Che fare, quindi? L’unica speranza è che Alfano uccida il padre. Faccia lui il lavoro sporco. «So­lo così- sentenzia- si potrà dav­vero aprire una pagina nuova per tutti i moderati italiani». Fa insomma lo spettatore interes­sato. Un ruolo però che è di ri­serva, che paga poco. Cosa of­fre di fatto Fini ad Alfano? Nu­meri, voti, consenso, saggezza, truppe? No, la salvezza. Se libe­ri il Pdl dal Cavaliere poi noi (noi chi?) ti diamo un posto in prima fila nel «partito del pareg­gio », quello che va al voto per far vincere Monti, candidato di pietra, candidato fantasma, quello che è pronto al bis ma senza chiedere il permesso agli italiani. Strane queste elezioni. Tutti si candidano per far gover­nare qualcun altro. Perfino Grillo non ha ancora chiarito se si presenta lui, il suo avatar o un qualsiasi pm di passaggio. È una democrazia per procura.
In questo scenario tutti cerca­no di garantirsi un posticino al sole. Senza grandi progetti, sen­za svolte, senza cambi di mar­cia, sempre più lontani dalla sensibilità degli italiani, come una schiatta di menefreghisti che cerca di scantonare la crisi senza pagare pegno. È una fol­la di Gattopardi, che sperano di cambiare la scatola per man­tenere sul biglietto da visita la scritta «onorevole». Il centro dei moderati è un contenitore con il marchio Monti in bella evidenza. Lo apri e dentro ci tro­vi sempre gli stessi vestiti. Casi­ni e Fini, appunto. «Lista per l’Italia», così si chiama. Scegli Monti e ti ritrovi quei due. E Gianfranco infatti fa sapere in diretta al Tg3 che lui è pronto. «Mi ricandiderò alla Camera. Tornerò come deputato. Poi de­cideranno gli elettori se votar­mi ».
È questo il piatto che Fini sta offrendo ad Alfano. Un Monti bis con sorpresa, con i due lea­derini da sfamare. Il segretario del Pdl deve ora scegliere se es­sere un numero uno o confon­dersi nella zuppa del centro.

Fi­ni da parte sua ha già scelto: chiedendo ad Alfano di far fuo­ri il Cavaliere conferma che an­che come rinnovatore o rotta­matore è un numero due.

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