Anche le Comunali sorridono al centrodestra: ecco come cambia la mappa politica dell'Italia

Il centrosinistra festeggia le vittorie in più località rispetto alla coalizione di FdI, Lega e Forza Italia, ma un confronto preciso con le ultime amministrative tenute negli stessi luoghi ci racconta un'altra storia

Anche le Comunali sorridono al centrodestra: ecco come cambia la mappa politica dell'Italia
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Con i ballottaggi di domenica 8 e lunedì 9 giugno e con il primo (e unico) turno in Sardegna nei medesimi giorni si è completata ufficialmente una lunga e intensa campagna elettorale primaverile, che è cominciata ad aprile con le votazioni comunali in Friuli Venezia Giulia, proseguendo con le scelte territoriali in Trentino Alto Adige a inizio maggio, fino ad arrivare alle amministrative in tutto resto d'Italia in concomitanza con il referendum sulle leggi sul lavoro e sulla cittadinanza. In mancanza del quorum che ha fatto fallire tutti i cinque quesiti proposti dalla Cgil e dai radicali, rispettivamente contro il Jobs Act e a favore dei cittadini, il centrosinistra prova a esultare almeno con i risultati delle elezioni locali e canta vittoria per avere ottenuto più sindaci rispetto al centrodestra. Ma come sono andate veramente le cose in queste realtà?

Partiamo innanzitutto dai freddi dati numerici. Tra il 25 maggio e il 9 giugno sono stati chiamati al voto i cittadini di 33 comuni superiori ai 15mila abitanti. Di questi, cinque erano capoluoghi di provincia: Genova, Ravenna, Taranto, Nuoro e Matera. A parte la "città dei Sassi", tutte queste città sono finite in mano al centrosinistra, la cui alleanza però ne governava già quattro su cinque fino all'altro ieri; e il capoluogo ligure, eccezion fatta per gli ultimi otto anni di gestione Marco Bucci, è sempre stato storicamente una roccaforte rossa. In ogni caso, prendendo in considerazione questo quintetto, si può constatare che i cambi di colore politico sono stati equivalenti: Genova è passata dal centrodestra al centrosinistra, Matera ha seguito il percorso inverso mentre le altre tre città sono state confermata dalla coalizione di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Avs.

Il fenomeno registrato invece negli altri 28 comuni è stato ben diverso e ha sorriso molto poco al cosiddetto "campo largo progressista". La sinistra, infatti, aveva 13 sindaci uscenti prima di completare questa tornata elettorale e adesso se ne ritrova "solamente" 10; dal canto suo, invece, il centrodestra passa da 6 a 7 primi cittadini eletti direttamente dal popolo. Tutto merito dei nuovi rapporti di forza tra i comuni conquistati da rappresentanti dell'opposizione a quelli persi dopo avere svolto almeno un mandato come guida dell'amministrazione locale. Per fare degli esempi concreti: è vero che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia si sono visti sfilare località come Desio (provincia di Monza e Brianza), Osimo (Ancona) e Ceccano (Frosinone) dove avevano un loro esponente con la fascia tricolore, ma allo stesso tempo la coalizione ha strappato agli avversari Lamezia Terme (Catanzaro), Ortona (Chieti), Sulmona (L'Aquila) e Sant'Elpidio a Mare (Fermo).

Da questo punto di vista, quindi, c'è ben poco da esultare per Schlein, Conte e compagni. Perché sì, possono affermare di avere ottenuto successi in trasferta con Silvia Salis e nei tre comuni in Brianza, nelle Marche e nel sud del Lazio.

Ma devono fare inevitabilmente i conti con ben sette comuni (oltre a Matera) che non sono più appartenenti al loro mondo politico: insieme alle già citate quattro località dove si sono verificati successi in trasferta del centrodestra, occorre aggiungere anche i casi di Massafra (Taranto), Capaccio Paestum (Salerno), Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e Cassano All'Ionio (Cosenza) che sono transitati da un sindaco espressione del centrosinistra a un rappresentante meramente civico. Ragion per cui, anche in questa tornata di elezioni comunali, dem, grillini e ambientalisti devono prendere atto di una sostanziale sconfitta politica.

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