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"Arrivati in Italia via mare 2 jihadisti". Arrestati e rimpatriati: Piantedosi svela cosa è accaduto

Il ministro dell'Interno, intervistato a Giù la maschera condotto da Marcello Foa su Rai Radio1, ha fatto sapere che nel 2023 sono state intercettate due persone vicine a organizzazioni islamiche nei Paesi di provenienza

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"Arrivati in Italia via mare 2 jihadisti". Arrestati e rimpatriati: Piantedosi svela cosa è accaduto

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In Italia l'attenzione resta alta. Gli sviluppi del conflitto in Medio Oriente e il possibile riattivarsi di cellule dormienti in Europa hanno fatto scattare di nuovo l'allarme terrorismo. Sia l'accoltellamento di un professore nel liceo di Arras sia la sparatoria in strada a Bruxelles che ha portato alla morte di due svedesi hanno fatto tornare l'incubo di un'ipotetica nuova lunga scia di attentati nel Vecchio continente. L'allerta nel nostro Paese è stata innalzata, anche perché il killer di Bruxelles sarebbe sbarcato a Lampedusa nel 2011 e negli ultimi anni era stato in diverse città italiane. Il campanello è suonato inevitabilmente anche sul fronte dell'immigrazione, visto che l'arrivo sulle nostre coste ha permesso lo sbarco di persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e che fortunatamente sono state espulse tempestivamente.

A svelare i particolari è stato Matteo Piantedosi che, intervenuto ai microfoni di Giù la maschera condotto da Marcello Foa su Rai Radio1, ha parlato sia del contrasto all'immigrazione irregolare sia della lotta al terrorismo. In linea generale l'arrivo via mare consente di intercettare tutti in modo più efficace e, ha rivelato il ministro dell'Interno, nel corso del 2023 in almeno due casi è stato possibile individuare "personaggi che preoccupavano". Nello specifico si tratta di due persone che non davano affidamento in quanto nei loro confronti erano emersi allarmanti tracce di fenomeni di contiguità con organizzazioni della radicalizzazione islamica nei Paesi di provenienza. Entrambi sono stati arrestati e rimpatriati. Si è rivelata ancora una volta fondamentale l'organizzazione negli hotspot di primo ingresso attraverso un incrocio di banche dati, con personale Europol, Frontex e grazie a controlli "specifici e incrociati".

Piantedosi ha fatto sapere che non mancano casi attenzionati "ciclicamente" dalle forze di Intelligence e di polizia. Allo stato attuale è emerso che "non esisterebbe o non sarebbe presente in maniera così attiva" una vera e propria organizzazione radicata sul nostro territorio nazionale in grado di coordinarli. In sostanza bisogna evitare di percorrere la stada dell'allarmismo ingiustificato, ma la guardia va mantenuta alta. Perché c'è un fenomeno che è difficilmente individuabile: l'emulazione. È assai complicato prevenire atteggiamenti individuali di questo tipo che rendono "impalpabile la minaccia nel suo complesso". Dunque il titolare del Viminale da una parte ha voluto rassicurare sul nostro sistema di prevenzione dei sistemi organizzativi più radicati, dall'altra ha fatto notare che i fenomeni di emulazione "diventano più complicati" da intercettare.

In Italia sono quasi 30mila gli obiettivi sensibili: nello specifico ammontano a 28.707 sull'intero territorio nazionale. Di questi 205 sono riferibili al mondo ebraico e allo Stato d'Israele, per lo più diplomatici e religiosi; 286 sono classificati di massima sensibilità e di conseguenza possono contare su una vigilanza continua con presidi fissi. Ovviamente lo schieramento dell'Esercito e delle forze di polizia varia a seconda delle caratteristiche di vulnerabilità che presentano i vari luoghi. Occhi sempre vigili sui possibili lupi solitari jihadisti, senza dimenticare il concreto rischio di combattenti tra i migranti.

Una riesplosione dell'integralismo è lo scenario da scongiurare.

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