
Ci mancavano solo gli avvocati e i giuristi in kefiah. In serata è iniziato l'abbordaggio di Israele nei confronti della Global Sumud Flotilla, e subito la rete pro-Pal ha dato il meglio di sé: cortei organizzati in fretta e furia, minacce di paralizzare l'Italia intera, stazioni messe nel mirino. Una reazione immediata e irruente che evidentemente non è stata ritenuta sufficiente. E così l'avvocato Gianluca Vitale, a nome di Giuristi e avvocati per la Palestina (GaP), ha annunciato una battaglia legale non solo contro lo Stato ebraico ma anche contro il governo guidato da Giorgia Meloni.
Vitale, dal presidio organizzato a Torino dai pro-Pal sotto il Comune, riferendosi al blocco della Flotilla, ha fatto sapere che nelle prossime ore verranno intraprese le vie legali. "Abbiamo pronte le prime denunce che depositeremo domattina alla Procura di Roma". Le carte bollate riguarderanno da una parte "i responsabili diretti degli atti di pirateria che sono stati compiuti"; dall'altro interesseranno pure "chi non li ha impediti e che ne aveva l'obbligo giuridico, cioè il governo italiano".
Nei giorni scorsi GaP aveva presentato una diffida urgente dopo le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri è stato accusato di aver riconosciuto il diritto del governo israeliano di effettuare il blocco, di fermare, sequestrare, arrestare i membri degli equipaggi. Un comportamento che, secondo gli avvocati e i giuristi pro-Pal, "costituisce una complicità nei crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità che Israele sta compiendo, che si commettano anche con l’affamamento della popolazione e il blocco". Perciò avevano diffidato a fare quanto necessario per proteggere realmente la Flotilla e i suoi membri e per cessare ogni concorso "in quei crimini".
In quell'occasione, i firmatari avevano reiterato la loro diffida ad adottare ogni misura a tutela delle persone e della legalità internazionale. Non solo: l'azione era volta anche a prevenire la commissione di "ulteriori atti di genocidio". A tal proposito avevano precisato che "sin d’ora in difetto saranno adite le competenti sedi giurisdizionali nazionali ed internazionali". Insomma, la battaglia pro-Pal si sposta pure nelle aulee di tribunale.
Nel mirino c'è non solo Israele, ma - tanto per non far mancare nulla - anche il governo di Giorgia Meloni. D'altronde, non c'è da meravigliarsi che a scaraventarsi contro l'esecutivo del nostro Paese siano gli stessi che recitano il copione sul "genocidio" a Gaza.