
Pier Luigi Bersani è ormai ospite fisso delle trasmissioni di La7. Anche in questi giorni pienamente estivi viene invitato a dialogare di politica e affini nelle trasmissioni ancora in onda e nell'ultima puntata di In Onda non ha mancato di fare commenti al vetriolo sul generale Roberto Vannacci, oggi europarlamentare della Lega. "Come si fa a parlare di politica con Vannacci? Lui, bel glabro… Ritiene di esser bello lui. È macho, è uno così...", ha detto Bersani riferendosi al generale.
L'attacco sembra essere incentrato sul post redatto da Vannacci su Carola Rackete alcuni giorni fa, quando l'europarlamentare tedesca ha annunciato di essersi dimessa dall'incarico per tornare all'attivismo. Per commentare il fatto, il generale ha pubblicato una delle prime immagini di Rackete come parlamentare europeo, risalente allo scorso anno quando si sono insediati i nuovi eletti. La tedesca indossava un abito rosso che lasciava scoperte le gambe non depilate. Per la sinistra, Vannacci ha fatto bodyshaming per aver evidenziato per tratto di Rackete ma la verità è che l'europarlamentare ha deciso scientemente di mostrare le gambe con la peluria, non depilate, forse perché appartiene ai movimenti del body positive: sono tante le donne che decidono di non depilarsi, anche come scelta politica e di rivendicazione. Per altro, nel post di Vannacci non erano stati inseriti commenti in base alle gambe dell'europarlamentare, ma tanto è bastato per farlo finire al centro della gogna.
Secondo Bersani, Vannacci "si crede un genio come Musk e Mussolini, decide lui chi è normale e chi no". Tra il generale e l'ex segretario del Partito democratico non corre buon sangue. Le divergenze politiche sono molto ampie e nel 2023 Bersani era stato querelato da Vannacci perché lo aveva appellato come "coglione".
Era l'estate del "Mondo al contrario", il caso letterario degli ultimi anni, e per quell'epiteto Bersani venne assolto perché, a detta del giudice "il fatto non sussiste". Chissà se ora anche essere glabri potrà venire usato come insulto o come motivo di derisione.