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I togati del Csm tirano dritto e non ascoltano Napolitano: "I giudici di Milano rispettano la legge"

Nel Palazzo di Giustizia si parla di "operazione Craxi 2". Il Cav accusa: "Toghe irresponsabili". Ma il Csm torna all'attacco: "È a rischio l'indipendenza dei giudici"

I togati del Csm tirano dritto e non ascoltano Napolitano: "I giudici di Milano rispettano la legge"

"I ripetuti comportamenti processuali di una parte della magistratura, che è mossa da un pregiudizio politico, non sono più tollerabili. La magistratura si è trasformata da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile". In una lunga intervista al settimanale Panorama che sarà in edicola domani, Silvio Berlusconi torna a mettere al centro del dibattico politico la gravissima aggressione giudiziaria di cui è vittima da oltre vent'anni. Aggressione che, nelle ultime settimane, è stata inasprita dalle procura di Milano e Napoli. Nonostante l'appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad garantire la partecipazione politica al Cavaliere, i consiglieri togati del Csm e i laici del Pd sono entrati a gamba tesa nel dibattito difendendo apertamente la magistratura: "Soltanto al giudice nel processo spettano le decisioni processuali e di merito secondo le norme di legge. A tale principio si sono attenuti i magistrati impegnati nei processi di cui oggi si discute".

Il Csm volta le spalle a Napolitano

L'appello del capo dello Stato cade nel vuoto. Non solo in mattinata il Partito democratico ha ribadito la propria intenzione di votare la richiesta di arresto di Berlusconi (leggi l'articolo), ma il Consiglio superiore della magistratura è addirittura andato oltre disattendendo l'appello di Napolitano e alzando nuovamente i toni dello scontro. "Soltanto al giudice nel processo spettano le decisioni processuali e di merito secondo le norme di legge - ha commentato i consiglieri togati del Csm e i laici del Pd - tale principio si sono attenuti i magistrati impegnati nei processi di cui oggi si discute". Secondo l'organo di auto governo dei magistrati, "le gravi vicende accadute nel Palazzo di giustizia di Milano lunedì scorso" (la marcia dei 150 parlamentari del Pdl) sarebbero "suscettibili di porre a rischio l’indipendenza dei giudici nelle decisioni che solo a loro spetta assumere".

L'accanimento giudiziario

Nell'intervista a Panorama, Berlusconi ha confermato di avere un serio problema agli occhi. Problema che lo obbliga a rimanere ricoverato all'ospedale San Raffaele da difersi giorni. "Il mio stato potrà anche suscitare l’ironia di qualche pubblico ministero, gli farà magari chiedere, e magari ottenere, una ridicola 'visita fiscale' - ha spiegato il Cavaliere - ma a me non impedisce di vedere bene nel mio futuro: io so che a Milano non ho mai avuto giustizia". Per vedere riconosciuta la suaa innocenza nei tre processi in corso è, infatti, molto probabile che l'ex presidente del Consiglio dovrà attendere sino alla Cassazione. Comunque vada, è ben intenzionato a non desistere. Fino all'ultimo momento, era certo di poter essere presente in aula da aver pensato al testo di una dichiarazione spontanea. Ai giudici, confida lo stesso Berlusconi, avrebbe detto: "Il buon senso vorrebbe che io fossi altrove, a rappresentare gli interessi di 9 milioni di elettori. Invece sono qui, da cittadino offeso e indignato per una sentenza di primo grado che può essere considerata solo una sentenza costruita espressamente contro di me perché capovolge la realtà, offende il buon senso e cancella il diritto...".

A Milano in corso l'operazione Craxi 2

Anche se la difesa è di avviso contrario, Berlusconi non intende credere che i giudici stiano correndo verso una condanna prestabilita. Nonostante tutto si aspetto ancor giustizia, almeno sul giudizio d’appello attualmente sui diritti Mediaset. In primo grado, è stato condannato a 4 anni di reclusione più 5 di interdizione dai pubblici uffici. Corre voce, tuttavia, che nel Palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente di una "operazione Craxi 2". "Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica - ha spiegato il Cavaliere - sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra". Nell'intervista a Panorama, Berlusconi fa alcune riflessioni anche su Alessandra Galli, presidente del collegio. Con la sorella Carla, a sua volta giudice a Milano, Alessandra Galli è l’erede di Guido, il pubblico ministero milanese che fu una delle grandi vittime del terrorismo rosso: il 19 marzo 1980 un commando di Prima linea gli sparò tre colpi di fronte all’aula 309 della Statale di Milano, dove insegnava criminologia. "Conosco la terribile tragedia che ha toccato la dottoressa Galli - ha detto Berlusconi - spero non voglia emettere una sentenza assolutamente infondata perché contraria alla realtà: una sentenza che può essere motivata soltanto da un pregiudizio politico che arrivi allo stravolgimento della realtà".

La riforma della giustizia

Rilanciando nel dibattito politico la riforma della giustizia, Berlusconi punta il dito contro i magistrati accusandoli di essersi costituiti "in correnti con chiaro orientamento ideologico e politico". "Non si può più consentire che nei confronti di un protagonista politico di centrodestra possano scendere in campo pm appartenenti alla stessa corrente di sinistra e che poi anche il collegio giudicante sia composto da due o addirittura tre giudici appartenenti alla sinistra", ha sottolineato il Cavaliere assicurando che la lotta in parlamento su temi della giustizia sarà portata avanti in modo da riuscire a ottenere le stesse garanzie per gli esponenti politici della sinistra. "È una battaglia che non si può perdere - ha insistito - se non si vuole che l’Italia continui a essere un Paese in cui nessuno che si dedichi al servizio della politica possa vivere sereno". Una battaglia che il leader del Pdl definisce "sacrosanta" e "giusta" dopo l'assalto giudiziario che va avanti da vent'anni.

"È una battaglia che vinceremo in nome della democrazia - ha promesso - in nome dello Stato di diritto, in nome della libertà".

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