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"Deriva autoritaria? Non distinguono dissenso e censura". Meloni e la lezione alla sinistra

Corte dei Conti, parata del 2 giugno, Rai, Salone del Libro: Giorgia Meloni, ospite di Nicola Porro a "Quarta Repubblica", risponde alle accuse del Partito Democratico di "deriva autoritaria" del governo: "Non hanno argomenti"

"Deriva autoritaria? Non distinguono dissenso e censura". Meloni e la lezione alla sinistra

Lavoro, Corte dei Conti, orizzonte di governo, rapporti internazionali, guerra in Ucraina. Sono tanti i temi di discussione affrontanti da Giorgia Meloni nel corso della sua intervista rilasciata a Nicola Porro nella puntata di questa sera di Quarta Repubblica, su Rete4. Il presidente del Consiglio afferma di essere "sempre stata consapevole di cosa fosse governare: non l'ho mai visto come un traguardo personale, sono stata consapevole pur dall'opposizione dei rischi e dei problemi che il governare comporta". Per esempio, osserva la leader di Fratelli d'Italia, "quando sei premier, quasi tutto quello che accade nel mondo ti riguarda". Bisogna quindi "riuscire a temere la barra dritta" anche nei momenti di emergenza. Il governo Meloni si dà così "cinque anni di orizzonte" senza guardare "al consenso immediato", in quanto "si possono fare scelte che magari nell'immediato comprimono il consenso ma che se ne sei convinto sai anche che nella lunga distanza verranno lette per quello che erano".

La replica di Meloni alle critiche della sinistra

Si entra poi nei contenuti. Recente è stata la polemica innescata dalle opposizioni sui limiti posti dall'esecutivo sui controlli preventivi della Corte dei Conti. Giorgia Meloni rivendica le scelte compiute in merito e replica: "La sinistra è molto in difficoltà. Non solo dice che c'è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi. Sommessamente osservo" - aggiunge il presidente del Consiglio - "che facciamo quello che ha fatto il precedente governo. Il problema è che c'è una deriva autoritaria se qualcuno che viene da destra, e non da sinistra, non avesse gli stessi diritti che hanno loro. Questo è un problema. Loro dicono che c'è una deriva autoritaria sulla Corte dei Conti che continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio".

Più in generale la sinistra è "a corto di argomenti" nelle sue battaglie dall'opposizione, come dimostrerebbero i casi mediatici più recenti che hanno destato scalpore. "La sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa: sei autoritario se Fazio decide di lasciare la Rai, se alla parata del 2 giugno i militari alzano la mano per salutare la tribuna come gli altri anni, se ti lamenti che qualcuno abbia impedito al ministro Roccella di presentare al Salone del Libro un libro sulla sua famiglia". Poi si rivolge direttamente al Partito Democratico: "Quello che mi ha colpito è che Elly Schlein abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, del secondo partito italiano, non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema".

"Il lavoro è l'unico ascensore sociale"

Passando per il tema del lavoro, il capo del governo assicura che non si sta precarizzando il lavoro e fa notare: "I dati dimostrano che l'aumento del numero degli occupati è dato per il 70% da occupati stabili. E c'è un altro dato che mi sta a cuore, quello sull'occupazione femminile: stiamo colmando soprattutto il gap grazie ai contratti stabili delle donne e questo è storicamente il nostro problema rispetto alla media europea. Questo è un dato straordinario", ha rimarcato Meloni. Riguardo allo stop al reddito di cittadinanza, la leader del centrodestra ha evidenziato che "l'unico ascensore sociale vero che esiste al mondo è il lavoro: è l'unica condizione che ti consente di migliorare. Anche qui abbiamo distinto chi poteva lavorare da chi non poteva e abbiamo lasciato l'assistenza per chi non è in condizione di lavorare e per chi può abbiamo precostituito le condizioni perché possano uscire dalla loro condizione di povertà" attraverso la formazione, anche con un rimborso spese. E poi attraverso gli sgravi per chi assume.

"Gli attacchi dalla Francia? Seccanti, ma..."

Inevitabilmente anche la discussione politica estera entra all'interno dello studio della trasmissione condotta da Nicola Porro. "Sono sempre in giro? Vado per difendere l'interesse nazionale - ribatte -. È ingenuo credere che in un mondo globalizzato come quello in cui noi viviamo oggi, in un sistema multilaterale, noi non siamo collegati con quello che accade nel resto del mondo e conseguentemente ai rapporti che abbiamo. Oggi c'è una Italia che torna protagonista sullo scenario internazionale". Giorgia Meloni racconta poi un aneddoto in maniera autoironica: "All'estero mi sono divertita un paio di volte: ricordo che a Sharm el Sheikh incontrando il presidente del consiglio europeo gli ho chiesto: non sei stupito che io non sia verde e che non abbia le antenne? Chiaramente l'impressione che ho avuto io è che siamo stati figli un po' del racconto che avevano letto e che invece trovandosi una persona normale e seria siano rimasti colpiti".

Su Macron e i molteplici attacchi scaturiti da qualche esponente del governo francese assicura che "Italia e Francia hanno rapporti solidi tra nazioni vicine. Poi ovviamente io capisco la politica interna e gli attacchi, che sono tutti di politica interna. Ma secondo me bisogna avare la lucidità di distinguere il rapporto tra i partiti politici dal rapporto tra i governi". Certo, le parole del ministro dell'Interno francese, molto critiche verso l'Italia, sono state "un errore significativo. È stata seccante, ma bisogna avere la lucidità di distinguere la politica e i rapporti tra partiti e quelli tra i governi".

"Disposta anche essere impopolare sull'Ucraina"

Infine, la guerra in Ucraina. "Bisogna ovviamente continuare a lavorare per la pace e garantisco che è parte significativa del nostro lavoro, però purché non si confonda la parola pace con la parola invasione. Se noi consentissimo l'invasione dell'Ucraina, domani avremo lo stesso problema più vicino a casa nostra". Giorgia Meloni è consapevole del fatto che le scelte in merito potrebbero non giovarle da punto di vista del consenso. "Ovviamente uno dice 'non so neppure bene dove sta l'Ucraina', poi la benzina, l'inflazione, ma chi ce lo fa fare? È ovvio". Ma sull'Ucraina "sono disposta a perdere un pezzo della mia popolarità perché - osserva - se io dicessi il contrario per assecondare il senso comune e non assumendomi le responsabilità che ho e domani mi ritrovassi una guerra più vicina a casa mia, non avrei fatto l'interesse della mia nazione. So che è difficile spiegarlo, ma devo fare quello che la mia coscienza mi dice di fare".

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