
Le opposizioni sono riuscite nell'impresa di dividersi anche sul caso Ilaria Salis. Non c'è argomento su cui la minoranza riesca a fare fronte comune per insidiare la maggioranza di centrodestra, e così anche sul voto per l'immunità all'europarlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra italiana si è consumato un duro botta e risposta via social. Da una parte Carlo Calenda ha ammonito la deriva di Avs che ha candidato chi è accusato di un'aggressione; dall'altra Angelo Bonelli si è scoperto garantista e ha invitato a rispettare i principi dello Stato di diritto.
Ieri la Commissione Affari giuridici dell'Eurocamera ha respinto la revoca dell'immunità per Salis, che subito si è presa la scena e ha recitato il copione contro Viktor Orban: ha esultato e si è scagliata contro l'Ungheria. Un atteggiamento che ha innervosito Calenda, che sul suo profilo X non ha usato mezzi termini.
Il leader di Azione ha riconosciuto che certamente in questo momento l'Ungheria non rappresenta l'esempio perfetto di una democrazia liberale, ma allo stesso tempo ha fatto notare che il partito rossoverde ha commesso un errore nel puntare su Salis: "Il problema è Orban ma è anche candidare una persona che va in giro a spaccare teste". E perciò ha aggiunto che "un poco di silenzio ci starebbe bene". Insomma: nonostante un'accusa grave, sei stata candidata, sei stata eletta e ora sei stata salvata con l'immunità? Bene, quantomeno non fare la parte della martire. E la sinistra riconosca che non può campare cavalcando l'onda del fenomeno del momento. Pare che l'esperienza Aboubakar Soumahoro non abbia insegnato.
Apriti cielo. Il post di Calenda ha scatenato la furibonda reazione di Bonelli, che ha rilanciato le dichiarazioni dell'ex ministro dello Sviluppo economico e ha sganciato un attacco frontale: "Le parole di Calenda sono ignobili, condanna Ilaria ancor prima di un processo". E ovviamente anche in questo caso ha tirato in ballo la maggioranza: a suo giudizio, il leader di Azione è un uomo che "pur di farsi arruolare a destra è disposto a tutto anche calpestare le norme che sono alla base dello Stato di diritto". "Diffamare no", ha concluso il leader di Alleanza Verdi-Sinistra italiana.
Che forse ha già dimenticato i toni inferociti delle reazioni sue e dei compagni rossi quando un esponente di centrodestra è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Dimissioni, dimissioni, dimissioni. Anche senza una condanna in primo grado. Ma si sa: il garantismo, a sinistra, si applica solo per Salis.