Leggi il settimanale

Caos nel Pd, Casini sta con Del Rio sul ddl antisemitismo: "Lo rifirmerei 100 volte"

L'ex presidente della Camera afferma che "mettere dei paletti chiari e netti contro una deriva di antisemitismo che solo chi non vuol vedere non vede". Ma a sinistra è ancora tutti contro tutti

L'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
L'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
00:00 00:00

La proposta di legge contro l'antisemitismo, a prima firma Graziano Delrio, non fa altro che provocare ancora più confusione all'interno del Partito Democratico. Era di pochi giorni fa la notizia secondo la quale la corrente di "Area riformista" del Pd aveva depositato in Senato una pdl intitolata "Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dell'antisemitismo". A presentarla insieme all'ex ministro delle Infrastrutture dei governi Renzi e Gentiloni si erano affiancati anche altri senatori come Simona Malpezzi, Antonio Nicita, Alessandro Alfieri, Alfredo Bazoli, Tatiana Roijc, Filippo Sensi, Valeria Valente, Walter Verini e Sandra Zampa. E non si era tirano indietro nemmeno Pier Ferdinando Casini, rieletto parlamentare nel 2022 proprio nel listino dem, il quale oggi ribadisce la propria posizione: "Ho firmato il ddl del collega Delrio e lo rifirmerei 100 volte", ha scritto in una nota ufficiale.

L'ex presidente della Camera dei Deputati ritiene infatti che "proprio chi, come molti di noi, è fortemente critico verso la politica irresponsabile del governo Netanyahu, ha il dovere di mettere dei paletti chiari e netti contro una deriva di antisemitismo che solo chi non vuol vedere non vede. Questa iniziativa legislativa è un atto di civiltà che dovrebbe realizzare un ampia unità parlamentare, altro che polemiche". Il tutto ad appena ventiquattro ore di distanza dall'atto di dissociazione espresso pubblicamente da Francesco Boccia, che del Pd è presidente del gruppo parlamentare proprio in Senato, affermando che la comunità di cui lui è responsabile a Palazzo Madama "non ha presentato alcun disegno di legge in materia di antisemitismo" e che "il senatore Delrio ha depositato, a titolo personale, il ddl 'Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dell'antisemitismo' che non rappresenta la posizione del gruppo né quella del partito".

Posizione rimarcata oggi in una lettera pubblicata da "Repubblica": "Nel dibattito che in queste ore ha investito il Partito Democratico sul tema dell'antisemitismo si è tentato, ancora una volta, di costruire artificialmente l'immagine di un partito diviso. Ma la realtà è molto più semplice: il disegno di legge presentato dal senatore Delrio è un'iniziativa a titolo personale, legittima ma non rappresentativa della posizione del Pd. Una posizione che è, e rimane, limpida e non negoziabile". Ovvero che, per il suo movimento, "la lotta all’antisemitismo ci unisce, la difesa del diritto internazionale ci guida, la memoria ci obbliga a non distogliere lo sguardo da nessuna vittima". Parole che non convincono altri colleghi di partito sensibili al tema antisemitismo, come Emanuele Fiano, già deputato e attuale presidente di "Sinistra per Israele Due Popoli due Stati": "Per noi è qualcosa di veramente inaccettabile che la sinistra si divida sulla lotta all'antisemitismo, proprio nel momento della sua più alta esplosione degli ultimi decenni (+400% nell'ultimo anno) e utilizzando argomenti che ci auguriamo denuncino solo ignoranza del contenuto della proposta".

E mentre Massimo D'Alema ha definito quella in corso in Palestina "una pulizia etnica, un piano di sottomissione e colonizzazione che mira a ridurre i palestinesi nelle condizioni dei nativi americani" e che "bisogna boicottare Israele e i suoi prodotti", Piero Fassino è appena tornato da un viaggio a Gerusalemme e da un incontro istituzionale alla Knesset dove ha dichiarato che Israele "è una società aperta, libera, democratica, una società che anche su questi due anni e sulle prospettive ha una dialettica democratica per chi propone certe soluzioni e chi ne propone altre".

E anche qua, altra presa di distanza tutta interna al Pd, con Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, che ha sottolineato come l'ex sindaco di Torino non si trovava in Israele in rappresentanza del Pd. Peccato che proprio Fassino abbia puntualizzato, smentendo Provenzano: "Era una missione istituzionale e di rappresentatività parlamentare". Verrebbe da dire: almeno si mettessero d'accordo tra loro.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica