Caso Arianna Meloni, Santalucia attacca: "Bufale contro le toghe". E chiede il soccorso del Csm

Il presidente dell'Anm va all'attacco: "Fandonie e congetture, insidie costruite ad arte. Vogliono intimidirci e isolarci". E dà lezioni di giornalismo: "Così si offende la democrazia"

Caso Arianna Meloni, Santalucia attacca: "Bufale contro le toghe". E chiede il soccorso del Csm
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I sospetti di un'indagine sul conto di Arianna Meloni per fare uno sgarbo al governo? Tutte balle. L'obiettivo del presunto disegno dei vittimisti? Agitare un complotto per screditare le toghe. No, tranquilli: non si tratta di un colpo di sole, anche perché ormai il caldo torrido sembra aver abbandonato l'Italia. È il granitico pensiero di Giuseppe Santalucia che, prontamente chiamato in causa da La Repubblica, non esita a scagliarsi contro il caso sollevato dal direttore Alessandro Sallusti su ilGiornale. Una valanga di commenti al veleno con tanto di richiesta di soccorso al Csm.

Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati parla di "bufala", "fantasie", "mere congetture", "fandonie" e - per completare l'elenco di disprezzo verso i timori espressi in questi giorni - agita lo spettro di "illazioni malevole e nocive". Il numero uno dell'Anm si erge a fiero portavoce dei colleghi che in queste ore stanno esprimendo "un comprensibile sentimento d'indignazione". Per cosa? Per il timore di un possibile intervento a gamba della magistratura? Macché! Perché dietro tutto questo si additerebbero le toghe come protagoniste di un "fantomatico complotto".

Ovviamente da Santalucia non possono mancare lezioncine sul modo in cui i giornalisti dovrebbero fare il proprio mestiere. Perciò, dimenticati per un attimo le infinite problematiche che negli anni hanno incrementato la sfiducia dei cittadini verso la giustizia, il presidente dell'Anm impugna la bacchetta da docente e sale in cattedra: "Questo modo di fare giornalismo offende la democrazia". Il motivo? Perché si colpirebbe un'istituzione con "leggerezza e impudenza". Guai a dimenticare l'accusa principale, immancabile nell'ormai noto copione. Il risultato di tutto ciò? "Avvelenare il dibattito pubblico".

Dunque, ricapitolando: si lanciano allarmi sul nulla per provare a colpire la magistratura. Ma non è finita qui. Perché secondo Santalucia vi sarebbe un'altra parte fondamentale dello schema. Le "insidie del tutto inesistenti" vengono "costruite ad arte" al fine di creare il pretesto per poter dire che la magistratura va riformata. Sì, avete letto bene: c'è chi stenderebbe il tappeto alla scure sulle toghe per mettere mano all'impianto attuale. Per dare impulso alla riforma. Che ovviamente non si rende necessaria per le anomalie emerse, ma è una forzatura che viene sostenuta da un "circolo vizioso" di notizie false e allarmi democratici.

"Mi pare solo un modo per intimidirci e isolarci", lamenta Santalucia. Che, dopo aver dipinto le toghe come se fossero carne da macello da sacrificare in nome di un nefasto progetto del governo guidato da Giorgia Meloni, lancia l'sos. Fumogeni e segnali di aiuto rivolti al Consiglio superiore della magistratura: "Il Csm, per Costituzione, è chiamato a tutelare l'autonomia e indipendenza, e quindi anche l'immagine della magistratura".

Un compito a cui - va ricordato al numero uno dell'Anm - devono adempiere anche le toghe stesse. A meno che non voglia imputare a teoremi e complotti le colpe della reputazione sempre più negativa degli italiani nei confronti della giustizia.

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