Caso Paragon, il prete amico dei migranti attacca Meloni

Don Mattia Ferrari, cappellano dell'Ong Mediterranea, nel corso di una conferenza stampa in Senato, ha attaccato il governo Meloni sul caso Paragon

Caso Paragon, il prete amico dei migranti attacca Meloni
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"Bisogna fare chiarezza. Perché spiare per così lungo tempo gli attivisti di Mediterranea? E poi: io e il direttore di Fanpage Francesco Cancellato siamo stati spiati, non dai servizi segreti, ma da chi?". Don Mattia Ferrari, cappellano dell'Ong Mediterranea, nel corso di una conferenza stampa in Senato a cui hanno partecipato anche esponenti di Potere al Popolo, giornalisti di Fanpage e politici dell'opposizione, ha attaccato il governo Meloni sul caso Paragon.

Con i casi Paragon e degli infiltrati a Potere al Popolo "si sono aperte ferite profonde. Solo dando risposte si possono sanare. Queste ferite chiedono verità e riconciliazione", ha detto don Ferrari secondo cui tutti questi interrogativi "ruotano attorno al senso della solidarietà, che è un valore politico". Il portavoce di Potere al Popolo, Giuliano Granato, invece, ha ricordato i cinque poliziotti che si sono infiltrati in Potere al popolo in 4 diverse città: "Si tratta di un'operazione pianificata - ha detto - che non nasce dal caso". Granato si è rivolto direttamente al ministro Piantedosi e al presidente Meloni per chiedere che riferiscano al Parlamento e spieghino "chi ha pianificato questa operazione, chi l'ha ordinata e per quale motivo". E ha aggiunto: "Se unisco i puntini esce una M, che è l'iniziale di Meloni ma anche di un personaggio che ha lasciato il paese allo sfascio", ha detto Grantato riferendosi evidentemente a Mussolini. Secondo il portavoce di Potere al Popolo "queste forme richiamano i metodi da regime, come lo definì Meloni parlando di chi si infiltrava nelle organizzazioni dei partiti, ma in quel caso erano giornalisti". Il giornalista di Fanpage, Ciro Pellegrino, uno degli spiati da Paragon, ha ammonito: Tutti i democratici e gli antifascisti dovrebbero essere interessati, invece è calato il silenzio". E, poi, ha concluso: "A parte le voci di pochi deputati e senatori di Napoli, perché questa vicenda nasce a Napoli. Mi ha sorpreso non sentire la voce del sindaco Gaetano Manfredi, almeno una parola di solidarietà".

Intanto, 11 organizzazioni della società civile, tra cui Access Now, Amnesty International, Articolo 19 e la Federazione europea dei giornalisti, hanno pubblicato una lettera aperta rivolta alla Commissione europea affinché intervenga contro la diffusione incontrollata dello spyware in Europa. "La lettera denuncia l'assenza di un quadro normativo comune e segnala come Paesi come Italia, Spagna e Cipro siano diventati veri e propri hub per lo sviluppo e l'uso di tecnologie invasive, come nel caso Paragon-Graphite", - resa nota dall'eurodeputato dem Sandro Ruotolo. Si tratta di "giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani" che "sono stati sorvegliati illegalmente, in violazione dei principi fondamentali dello Stato di diritto". Le organizzazioni chiedono che la Commissione pubblichi quanto prima la comunicazione attesa da oltre due anni sui confini tra sicurezza nazionale e diritti fondamentali, partecipi al processo internazionale "Pall Mall" sulla regolazione dello spyware, attui le raccomandazioni della Commissione PEGA e rilanci il lavoro del Parlamento per garantire regole, tutele e rimedi concreti per le vittime.

"Come Partito Democratico abbiamo portato in Europa il caso Paragon-Graphite, perché non si tratta di una questione nazionale, ma di un attacco europeo alla libertà d'informazione", dichiara l'eurodeputato Ruotolo che, poi, assicura: "Stiamo lavorando per costruire una maggioranza politica che affronti questa emergenza democratica.

Essere spiati non è un problema tecnico, è una violazione dei diritti umani. Quando lo Stato - o chi per esso - sa tutto di noi, siamo meno liberi. E una società in cui nessuno può parlare, indagare o dissentire, non è più una democrazia".

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