Nel discorso di apertura della campagna elettorale Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia, lo ha detto chiaramente: "Qui, il ciclo di Pdl e Lega Nord è finito". Deve essergli, quindi, venuto un mancamento quando, sondaggi alla mano, si è accorto che nonostante le campagne mediatiche del tribunale di Milano e il fango della stampa progressista il centrodestra è ancora avanti. Quattro punti sopra allo schieramento del centrosinistra. "Voglio vincere in Lombardia per fare la macro regione che può condizionare il governo dal nord - ha spiegato il candidato del centrodestra Roberto Maroni - mi interessa meno quello che succede a Roma".
Manca ancora molto alle elezione, quindi, qualsiasi pronostico deve essere preso per quello che è. Non c'è niente di sicuro. Tantomeno in una tornata elettorale tanto ballerina come quella che chiamerà gli italiani alle urne il prossimo 24 e 25 febbraio. Una cosa, però, è certa: il destino del futuro governo e della stabilità del prossimo esecutivo dovranno passare per la Lombardia. Proprio per questo, la partita si gioca anche al Pirellone. Tutto a causa del "porcellum" che a Montecitorio prevede un unico premio di maggioranza e a Palazzo Madama un premio di maggioranza per ciascuna regione. La Lombardia, che porta a Roma 49 senatori su 315, diventa quindi rilevante tanto da condizionare la tenuta del prossimo governo. Se infatti alla Camera Pierluigi Bersani è certo di vincere, al Senato tira tutt'altra aria. "Proprio il risultato della Lombardia sembrerebbe uno di quelli maggiormente in bilico", ha spiegato Renato Mannheimer sul Corriere della Sera (leggi l'articolo) facendo notare che, "allo stato attuale, la prevalenza dei voti appare appannaggio della coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi, che appare aver effettuato una notevole rimonta rispetto a quanto emerso da sondaggi precedenti". Secondo i sondaggi in mano a Manhnheimer, la distanza sulla sinistra si aggira intorno al 3,5%. Un divario che Silvio Berlusconi potrebbe agilmente usare come arma di contrasto all'avanzata di Bersani a Palazzo Chigi.
Stando ai dati rilevati dal Corriere della Sera, "la coalizione di centrodestra otterrebbe 27 seggi (comprensivi del premio di maggioranza), mentre i seggi restanti verrebbero suddivisi tra le altre liste che superano la soglia dell'8%: la coalizione di centrosinistra (12 seggi), la Lista Monti per l'Italia che si avvicina al 15% e conquista 6 seggi e il Movimento 5 Stelle che si colloca attorno all'11% e ottiene 4 seggi". I dati favorevoli al centrodestra sono, infatti, legati all'elezione per il governatore lumbard. In testa c'è infatti Roberto Maroni che sembra riscuotere la maggioranza dei consensi attestandosi intorno al 41%. Tuttavia, Manhnheimer fa notare che lo scarto con Ambrosoli è di soli tre punti. Ago della bilancia potrebbero, quindi, essere il montiano Gabriele Albertini e la grillina Silvana Carcano. Entrambi si attesterebbero intorno al 10%. "Se non ci fosse il 'terzo incomodo' Albertini, Maroni avrebbe già la sicurezza della vittoria - si legge sul Corsera - ma l'ex sindaco di Milano drena un po' di voti dagli elettori di centrodestra e impedisce la prevalenza netta di quest'ultima coalizione. Anche se, ad un calcolo più approfondito, si nota che racimola più voti da ex elettori di Penati che da ex elettori di Formigoni". Insomma, tutta la partita è ancora da giocare. La rimonta di Berlusconi, che nelle ultime settimane ha accorciato il divario tra la sinistra e il centrodestra a soli sette punti, sta giocando un fattore importante.
In Lombardia, poi, gioca a sfavore di Ambrosoli la gestione di Giuliano Pisapia al Comune di Milano. La "rivoluzione arancione" sta infatti mostrando i suoi frutti. E non sono certo un buono sponsor per il centrosinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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